Il Mattino, 27 agosto 2019
A Poggioreale rispetto alla media di 2,1 detenuti per agente di polizia sono in servizio 3,1guardie carcerarie per detenuti". "In Italia, ogni anno, ci sono casi di evasione ma sono davvero pochi. In media, ogni anno, escono legittimamente dal carcere 60mila persone e meno di dieci escono illegittimamente. Queste ultime vengono riprese, peraltro, in tempi molto brevi.
Quindi, l'emergenza non sono le evasioni ma certamente le condizioni di chi vive e una politica che dovrebbe fare più attenzione alle proprie carceri, a cosa accade dentro, e a farli funzionare piuttosto che agitarsi dinnanzi isolati episodi come questo. La situazione del personale è, in generale, critica in tutto il Paese: sulla carta viene stabilito un determinato organico mentre nella pratica è inferiore", dice Alessandro Scandurra, coordinatore dell'Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione.
di Riccardo Borsari
Il Sole 24 Ore, 27 agosto 2019
La responsabilità da reato dell'ente presuppone la commissione, da parte di un soggetto apicale o sottoposto facente parte dell'organizzazione dell'ente stesso, di uno o più reati fra quelli espressamente contemplati nel catalogo del Dlgs 231.2001 (cosiddetti "reati-presupposto").
di Eleonora Martini
Il Manifesto, 27 agosto 2019
Giusto la settimana scorsa il Garante nazionale dei diritti delle persone private di libertà, Mauro Palma, aveva denunciato in un dettagliato rapporto la situazione "preoccupante" e "poco sotto controllo" del carcere napoletano di Poggioreale, lo stesso dal quale domenica è evaso - con una banale quanto rocambolesca fuga tramite lenzuola usate per calarsi - un detenuto polacco 32enne, Robert Lisowski, condannato per omicidio e considerato molto pericoloso.
Le ricerche proseguono ora almeno allo stesso ritmo con il quale si sottolinea che da oltre cento anni non accadeva un fatto simile in quel penitenziario. La realtà però è che la denuncia del Garante è caduta nel vuoto, prontamente smentita dalla direttrice di Poggioreale Maria Luisa Palma che da Gnews, il quotidiano online del ministero di Giustizia, ha difeso a spada tratta il proprio operato rivendicando perfino un tardivo trasferimento ad altri istituti di una parte di quei reclusi che risultavano eccedenti nel giugno scorso (erano 2.373, su 1.633 posti previsti e una capienza reale di 1.515), quando, poco dopo la visita del Collegio del Garante, scoppiò perfino una rivolta tra i detenuti.
"Pur non negando la buona volontà della direzione, si tratta di una situazione che non è del tutto sotto controllo", spiega Mauro Palma che parla di una struttura "non solo sotto organico" ma anche dove le condizioni di lavoro sono difficili, "come per gli uffici della matricola, ubicati in un semi-interrato insalubre". "Se le condizioni sono disagiate per i lavoratori, sono disagiatissime per i detenuti", sottolinea poi Palma che in ogni caso non intende puntare il dito contro nessuno per l'avvenuta evasione.
E però, se i sindacati di polizia penitenziaria parlano di "evasione annunciata" per via della "mancanza di uomini e mezzi" più volte denunciata, secondo l'Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell'associazione Antigone non c'è alcuna emergenza evasioni in Italia, e semmai c'è un'emergenza per la violazione sistematica dei diritti umani dei detenuti. "In media, ogni anno, escono legittimamente dal carcere 60 mila persone e meno di dieci escono illegittimamente - spiega Alessio Scandurra. Queste ultime vengono riprese, peraltro, in tempi molto brevi. Quindi, l'emergenza non sono le evasioni ma certamente le condizioni di detenzione. La situazione del personale è, in generale, critica in tutto il Paese - continua l'esperto di Antigone -, sulla carta viene stabilito un determinato organico mentre nella pratica è inferiore. Nonostante questo, siamo uno dei Paesi europei con il più alto numero di agenti per detenuti".
A Poggioreale però, sottolinea Scandurra, è in servizio un poliziotto ogni 3,1 detenuti, a fronte di una media nazionale di 2,1 reclusi per agente. Ma il punto cruciale che pochi colgono è che a Poggioreale vi è una carenza "strutturale", nonostante gli sforzi di direzione e volontari, come riferisce Scandurra. Carenza di educatori, psicologi, formatori, insegnanti. E ben più pesante che di agenti, a Napoli come in tutti gli altri carceri d'Italia. La sicurezza si costruisce anche - e forse soprattutto - con loro.
di Tullio D'Elisiis Antonio
diritto.it, 27 agosto 2019
Corte di Cassazione - I sez. pen. - sentenza n. 26874 del 18.06.2019. Il Magistrato di sorveglianza aveva parzialmente accolto il reclamo ex art. 35-ter Ord. pen. proposto nell'interesse di C. P. relativamente a taluni periodi di detenzione trascorsi presso la Casa circondariale di Roma Rebibbia N.C. in relazione ai quali era stata riscontrata una rilevante compromissione dello "spazio vitale" al di sotto dei 3 metri quadri per complessivi 862 giorni così da non potersi ammettere, a causa della lunghezza del periodo in cui la lesione si era protratta, che le complessive condizioni di detenzione potessero compensare il danno patito. Avverso tale provvedimento il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria proponeva reclamo davanti al Tribunale di sorveglianza di Roma il quale lo accoglieva.
di Giuseppe Crimaldi
Il Mattino, 27 agosto 2019
Celle occupate oltre ogni limite il ministero riconosce la gravità: situazione ormai endemica e in peggioramento. Dieci ombre e un macigno. Dieci pesanti criticità e una clamorosa evasione. No che non ci voleva proprio questa brutta storia dell'evasione. Una beffa che rende ancora più cupo il cielo sul carcere di Poggioreale.
Ad assestare l'ultimo colpo era stato nientemeno che il Garante nazionale dei detenuti, in polemica aperta con la direttrice della Casa circondariale più sovraffollata d'Europa, dopo aver riscontrato presunte situazioni durante l'ultima sua visita a maggio (obiezioni alle quali la direttrice Palma ha ribattuto puntualmente).
Invece è accaduto l'imprevedibile: e a scatenare questo inferno è stato un detenuto polacco, un lupo solitario, uno che non familiarizzava nemmeno con i suoi "coinquilini" di cella. Gli sono bastate tre lenzuola annodate, e una buona dose di coraggio. Da domenica mattina nell'istituto sono stati innalzati al massimo i livelli di sicurezza.
Cerchiamo di mettere ordine. Per comprendere le criticità di Poggioreale basta scorrere gli atti ufficiali del Dap, il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria. "Certamente - scriveva qualche settimana fa la direttrice di Poggioreale in una nota riservata al ministero della Giustizia - le condizioni dell'istituto sono a dir poco preoccupanti, a partire da strutture inadeguate e in alcuni casi decisamente fatiscenti. Prima ombra.
Seconda ombra: il sovraffollamento. A Poggioreale dovrebbero essere custoditi solo detenuti in attesa di giudizio. Invece così non è: ad oggi su circa 2100 vi sono circa 700 reclusi con sentenza passata in giudicato. "E il sovraffollamento - si legge nel dossier spedito a via Arenula - costituisce un dato endemico in progressivo aggravamento.
La terza fermata di questa triste via crucis riguarda i padiglioni, che si trasformano spesso in veri e propri gironi dei dannati in terra. Terminate le opere di rifacimento dei padiglioni "Genova" e "Venezia", resta ancora molto da fare. "Situazioni di fatiscenza, che continuano a rappresentare una violazione in ordine al rispetto della Convenzione europea per la tutela delle libertà fondamentali e dei diritti umani), permangono ai Padiglioni "Milano", "Italia" e "Salerno": gli interventi di ristrutturazione - programmati e già pure finanziati - non sono ancora iniziati.
Quarto nodo: i colloqui tra detenuti e familiari. Il sovraffollamento si riverbera anche sugli incontri tra reclusi e parenti: in media se ne svolgono 400-450 al giorno, con una presenza di almeno tre familiari per detenuto. Insomma, quotidianamente gli uomini della Penitenziaria devono controllare qualcosa come 1.500 persone.
Quinto nodo i lavori di risanamento del piano terra e dei primi piani: "La situazione - si legge nel report inviato al Dap dalla direttrice del carcere - è quella di due anni fa: sono stati programmati lavori che ancora non si riescono ad effettuare perché contemporaneamente sono in corso altri interventi, e la condizione di sovraffollamento non consente evacuazioni". Una delle situazioni di maggior degrado resta quella del piano terra del "Roma", che ospita reclusi transessuali.
Poi c'è la settima piaga, rappresentata dalla palestra, uno dei pochi luoghi di aggregazione sociale: chiusa a febbraio per rischi di staticità, non è mai stata ristrutturata. Ma la direttrice assicura che tutto si risolverà nel giro di un mese. A Poggioreale per ora esiste un solo campetto sportivo, a fronte di una popolazione detenuta che si assesta sulle 2.000-2.200 presenze al mese. Che dire poi delle condizioni di sicurezza interne ai padiglioni.
Per evitare disordini, promiscuità, scambio di oggetti e anche atti di autolesionismo ogni singola struttura ospitativa prevede una "rete anti-getto". Ebbene "la percezione della situazione di quella esistente al "Milano" - si legge ancora nel dossier - non è corretta".
Inadeguate sono infine le cucine, e soprattutto quella che fornisce i pasti ai detenuti ricoverati nella struttura sanitaria del padiglione "San Paolo". L'Asl Napoli 1 ha già diffidato l'istituto di pena ad adeguarsi alle minime prescrizioni. Per il rifacimento della cucina "centrale" nel 2018 sono stati stanziati oltre due milioni di euro, i lavori dovrebbero scattare a dicembre.
di Nicola Pietrantoni
Italia Oggi, 27 agosto 2019
La legge Codice rosso (69.2019) accelera i tempi di intervento del pubblico ministero. Realizzare e diffondere immagini o video sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone che vi sono rappresentate, fenomeno conosciuto anche con l'espressione revenge porn, è ora un delitto punito con la pena della reclusione che può arrivare fino a nove anni nel caso la vittima sia una persona in condizioni di inferiorità fisica o psichica, oppure una donna in stato di gravidanza.
Il Fatto Quotidiano, 27 agosto 2019
Il momento è serio: è il momento di essere seri. Non possiamo dire che c'è un pericolo fascista, e subito dopo annegare in quelle incomprensibili miserie di partito che hanno così tanto contribuito al discredito della politica e alla diffusa voglia del ritorno di un capo con "pieni poteri". I limiti del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico sono tanti, gravi ed evidenti. Ma se, per entrambi, può esistere il momento del riscatto: ebbene, è questo. Da cittadini, da donne e uomini fuori dalla politica dei partiti ma profondamente preoccupati dell'interesse generale, proponiamo di partire dall'adozione di questi dieci punti fondamentali, interamente ispirati al progetto della Costituzione antifascista della Repubblica.
di Antonio Mattone
Il Mattino, 27 agosto 2019
Alle nove di sera del 17 giugno 1974, l'appuntato Cirino si presentò trafelato all'ufficio matricola del carcere di Poggioreale per denunciare un fatto sconcertante. Si era accorto che un detenuto si era sostituito al suo compagno di cella che doveva essere messo in libertà, ed era evaso con tutta calma dal penitenziario napoletano. Frizziero Arturo aveva risposto alle molteplici domande di rito del capo ufficio matricola Paggiarino Mario sulla data di arresto e sulle generalità di Giardullo Luigi con cui condivideva la stanza 48 del padiglione Livorno. E così, senza destare sospetti, dopo aver messo la firma al posto del carcerato in uscita, aveva salutato tutti e se ne era andato per la porta principale.
Questa è stata l'ultima evasione dal carcere oggi intitolato alla memoria di Giuseppe Salvia di cui si ha notizia. All'indomani della incredibile fuga di Robert Lisowski, il detenuto polacco che domenica mattina si è calato dal muro di cinta annodando più lenzuoli mentre si celebrava la messa nella chiesa centrale dell'istituto, si era parlato solo di un precedente episodio avvenuto nel 1921, quando due carcerati scapparono dal penitenziario a pochi anni dalla effettiva apertura della prigione. In seguito a quella vicenda, in un primo momento fu istituito un servizio di vigilanza esterna, fino a trasferire nel nuovo complesso l'intero corpo di guardia che era in servizio nel carcere del Carmine.
Ma non fu quella l'unica evasione a Poggioreale. Infatti, nel rapporto redatto dal maresciallo Paggiarino per il comandante dell'epoca, si può trovare il dettagliato resoconto della rocambolesco episodio avvenuto 45 fa.
Probabilmente non si trattò di un piano improvvisato, ma di un progetto studiato e preparato con cura in quanto solo alle 17,30 di quel giorno lo stesso Paggiarino aveva telefonato in reparto per comunicare l'elenco dei "liberanti", cioè di quei detenuti che dovevano essere scarcerati. Alle domande bisognava rispondere con decisione e sicurezza, non ci potevano essere tentennamenti, gli addetti alla matricola si sarebbero accorti immediatamente dello scambio di persona. Inoltre bisognava avere il tempo per imitare la calligrafia di Giardullo, nel caso ci si trovasse di fronte ad un agente più scrupoloso nel momento in cui si doveva apporre la firma per ratificare l'avvenuta liberazione.
Nelle foto pubblicate da Il Mattino che riportò la notizia il giorno successivo al fatto, si può vedere l'impressionate somiglianza tra i due detenuti, che tra l'altro erano coetanei, abitavano entrambi nella zona di Piedigrotta ed erano accusati dello stesso reato, furto aggravato anche se avvenuto in circostanze diverse.
A trarre in inganno i secondini ci fu anche la complicità di un altro detenuto, un tale Grieco coimputato di Giardullo che era presente a tutta la messa in scena, in quanto anche lui stava per uscire di prigione, ma che non osò aprire bocca mentre si consumava il clamoroso inganno.
I tre protagonisti della clamorosa evasione furono denunziati per reato di falso e sostituzione di persona. Di Frizziero, che era ancora giudicabile, si persero le tracce, anche nelle cronache dei giornali, ma probabilmente dopo qualche tempo fu assicurato alla giustizia. Mentre per Giardullo, che doveva essere liberato per la sospensione della pena, i cancelli di Poggioreale restarono chiusi.
In tempi più recenti ci sono stati altri tentativi di fuga dal carcere napoletano. Alcuni anni fa un recluso del padiglione Roma saltò il muro di cinta dalla parte del parcheggio del personale, ma cadde rovinosamente sulle auto in sosta procurandosi alcune gravi fratture.
Lo scorso maggio, invece, nel padiglione Milano c'è stato un progetto di fuga ancora più paradossale. Un giovane russo di 20 anni si è infilato in un grosso saccone di immondizia, nascondendosi tra i rifiuti. Da lì avrebbe aspettato il momento propizio per cercare di scappare in qualche modo.
Per rendere più credibile il suo piano, aveva posizionato degli abiti e delle lenzuola sulla sua branda, in modo da sembrare che dormisse. Un tentativo goffo e velleitario sventato dagli agenti che se ne sono accorti in tempo. Sempre nello stesso reparto un senegalese di 25 anni durante l'ora dei passeggi è riuscito a scavalcare il primo muro, ma anche qui il pronto intervento del personale ha evitato che si dileguasse. Saranno l'ozio e la mancanza di attività a stimolare fantasiose evasioni, a progettare incredibili vie di fuga? Difficile dirlo. Quello che è certo è che a Poggioreale la creatività e l'inventiva riescono sempre a sorprendere. Per fortuna, solamente ogni 50 anni, senza lasciare traccia.
di Antonio Averaimo
Avvenire, 27 agosto 2019
"Dodici persone in celle da quattro, assenza di verde e di spazi per la socialità, risse e disperazione" Il cappellano del carcere: "Dalla disumanità si scappa". Catturato ieri sera il detenuto evaso.
È scappato un detenuto da Poggioreale, embè? Perché stupirsi davanti a una evasione dal carcere? È la cosa più naturale che possa accadere. Quello che è innaturale è tenere rinchiuse delle persone in una situazione disumana e degradante".
Don Franco Esposito, cappellano di Poggioreale, ha affidato a un post durissimo su Facebook il suo pensiero in merito alla rocambolesca evasione del detenuto polacco 32enne Robert Lisowski, avvenuta domenica mattina nel penitenziario napoletano: una fuga breve, il detenuto è stato ricatturato ieri sera. Accanto alla foto del lenzuolo appeso - così, calandosi dal muro di cinta, è scappato il senza fissa dimora in carcere con l'accusa di aver assassinato un cittadino ucraino - i giornali hanno affiancato titoli sul "record" della prima fuga dopo 100 anni. Ma di "record", il carcere più sovraffollato d'Italia, ne conta ben altri. E "da un albero cattivo non possono nascere frutti buoni".
Don Franco, il suo commento all'evasione però, che tra l'altro è avvenuta proprio dopo la Messa da lei celebrata, ha fatto discutere. Nel migliore dei casi è stato ritenuto provocatorio, nel peggiore addirittura offensivo della famiglia del cittadino ucraino ammazzato dal detenuto evaso...
"In questo momento io intendo solo tenere alta l'attenzione sulle condizioni gravissime in cui versa il carcere di Poggioreale. Parliamo di un istituto penitenziario nel quale ci sono quasi mille detenuti in più rispetto alla capienza prevista. Questo rende impossibile qualsiasi tentativo di renderlo vivibile. La presenza nostra come Chiesa o di psicologi, educatori, volontari si scontra con l'impossibilità di incidere in una realtà così sovraffollata e caotica. Una realtà indifendibile".
Negli ultimi mesi d'altronde a Poggioreale si sono registrate diverse rivolte. Dopo l'ultima, settimana scorsa, è seguita una durissima relazione del Garante nazionale dei detenuti sulle condizioni del penitenziario...
"Il Garante dei detenuti fa il suo lavoro. Ciò che ha scritto è vero. Ma anche la direttrice Maria Luisa Palma - il cui operato è stato messo in discussione dalla presa di posizione del Garante - lavora in modo egregio, e così la polizia penitenziaria, i volontari ecc. Ma questo non basta a fare di Poggioreale un luogo umano. Ho sentito persino dire da qualcuno, in queste ore, che la colpa dell'evasione sarebbe da attribuire al fatto che pur essendoci pochi agenti della polizia non sono state sospese le attività trattamentali. Che sono le uniche a dare una parvenza di legalità alla situazione qui dentro. Senza contare che la Santa Messa non rientra nelle attività che il carcere offre ai detenuti, ma è un diritto inalienabile della persona. In ogni caso mi piace richiamare il Vangelo: da un albero cattivo non si possono trarre frutti buoni. Il carcere di Poggioreale e, in generale, il carcere com'è inteso in Italia non possono garantire nulla di buono".
Il segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, ha dichiarato: "A Poggioreale lo Stato ha fallito. Ora il carcere sia immediatamente chiuso e abbattuto"...
"Non è una proposta cattiva. Il carcere di Poggioreale è una struttura solo detentiva. Non c'è un angolo di verde, non c'è spazio per la socialità. Per far fronte alla condanna inflitta all'Italia dall'Unione Europea a causa del trattamento disumano riservato ai detenuti nelle nostre carceri, qui si sono aperti i corridoi durante il giorno. Ma è un'ipocrisia: esistono ancora celle che dovrebbero ospitare tre-quattro detenuti e arrivano a ospitarne anche 12. Le altre carceri campane e italiane pure sono sovraffollate, così risulta impossibile alleggerire Poggioreale. Il risultato è una situazione ormai ingestibile".
Presto dovrebbe sorgere un altro carcere in Campania, che alleggerirebbe gli altri penitenziari...
"Ma vede, nemmeno questa è la vera soluzione al problema. La Costituzione non parla mai del carcere. Anzi, ne parla una sola volta, ricordando che la pena non dev'essere troppo lunga. La vera soluzione sono le misure alternative al carcere, una strada intrapresa da dieci anni dall'arcidiocesi di Napoli col centro di pastorale carceraria. La mia esperienza personale nel centro e le statistiche ci dicono che l'80 per cento di coloro che finiscono di scontare la pena in carcere torna a delinquere, mentre la recidiva scende al 10% per chi termina di scontarla in altre strutture che rispondono meglio alla funzione rieducativa della detenzione. Serve un percorso verso un modello non repressivo, che troppi governi hanno promesso e mai realizzato. Per paura di perdere consenso".
di Damiano Aliprandi
Il Dubbio, 27 agosto 2019
L'accusa del Cappellano, Don Franco Esposito. "Io mi meraviglio non per uno che scappa ma per l'ottanta per cento che dopo aver finito la pena in carcere ritorna a commettere reati e quindi vi rientra. Il carcere ha fallito, il carcere non risponde alla giusta domanda di sicurezza che i cittadini vogliono dalle istituzioni", così ha scritto ieri su Facebook don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale dal quale domenica scorsa è evaso il 32enne polacco Robert Lisowski attraverso una lunga fune.
Don Franco non giustifica l'evasione, ma ha voluto spostare l'attenzione sul fatto che carceri come quello di Poggioreale non hanno i requisiti per essere rieducativi e non servono certo al reinserimento della persona detenuta nel tessuto sociale.
"Allora mi domando - ha proseguito il cappellano - se il carcere non è questo, qual è il suo compito a cosa serve? Eppure il compito che la Costituzione dà a questa istituzione è quello di far sì che attraverso la pena il detenuto raggiunga una sua maturità sociale prendendo coscienza del male compiuto e iniziando una vita legale nel rispetto delle regole. Quindi se un carcere non riesce a fare quello che la Costituzione gli affida diventa una struttura anticostituzionale e quindi fuorilegge".
Sulla caccia a Robert Lisowski all'uomo sono impegnate tutte le forze di polizia. Il caso vuole che le criticità del carcere di Poggioreale sono emerse esattamente una settimana fa attraverso la pubblicazione del report a cura dell'autorità del Garante nazionale delle persone private della libertà. Una situazione impietosa quella del carcere napoletano. Dalle osservazioni poste dal Garante, emerge che si tratta di un edificio vecchio che presenta condizioni materiali che non soddisfano quello che richiede l'ordinamento penitenziario. Le stanze di pernottamento delle persone detenute sono estremamente disomogenee. Si va dai cosiddetti "cubicoli" con i servizi igienici a vista, ai cameroni da 14 persone. Particolarmente degradate alcune sezioni, come quella per persone malate o disabili, con letti a castello anche a tre piani.
Condizioni che possono essere considerate in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la tutela delle libertà fondamentale e dei diritti umani che inderogabilmente vieta "trattamenti o pene inumane o degradanti", secondo l'interpretazione che di tale precetto è data dalla Corte di Strasburgo. A tutto questo si aggiungono casi che potrebbero profilare il rischio maltrattamento.
Dopo la pubblicazione, la direttrice del carcere ha reagito dicendo che l'autorità del Garante è stata ingenerosa. E lo ha fatto attraverso la pubblicazione della sua lettera nel giornale on line del ministero della Giustizia. "Ci tengo a ribadire - fa sapere il garante nazionale Mauro Palma - che non è una questione di essere generosi o non generosi, a volte è un po' come quando si cura una malattia, è importante avere un quadro della situazione nella sua complessità e non accontentarsi di qualche anestetico e di piccoli miglioramenti. Noi le indicazioni le abbiamo riportate nel rapporto e, se si dovesse fare un tavolo di discussione, io ripartirò da quelle raccomandazioni".
Sull'evasione, anche il garante della regione Campania Samuele Ciambriello ha detto: "Tre anni fa il ministero delle Infrastrutture ha destinato alla Campania 15 milioni per ristrutturare 5 padiglioni obsoleti del carcere di Poggioreale. In 3 anni sono state fatte solo due visite per verificare lo stato dell'arte dei padiglioni e i lavori non sono mai iniziati. È uno scandalo, una cosa indegna". A Poggioreale, ha ricordato Ciambriello, "l'anno scorso ci sono stati 4 suicidi, nelle carceri della Campania si sono registrati 77 tentativi di suicidio. Se non c'è stata una strage - ha concluso - dobbiamo ringraziare gli agenti della polizia penitenziaria".
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