di Anna Ansalone
www.contattolab.it, 13 gennaio 2015
Oggi 13 gennaio 2015 alle ore 10,00 presso la Casa Circondariale "Giuseppe Salvia - Poggioreale" Napoli, si terrà un dibattito sulla riforma penitenziaria degli ultimi 8 anni, dal titolo "2008-2014: analisi, proposte e criticità della Riforma della salute nel carcere".
Il convegno è stato promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, il Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria della Campania con il patrocinio de Il Mattino. Il tema del convegno ha l'obiettivo di discutere sulle problematiche dei detenuti, in particolare dei problemi della salute dei detenuti nel carcere dopo il passaggio della medicina penitenziaria dal Ministero di Giustizia alle Asl.
Il convegno sarà moderato da Antonio Mattone responsabile della Comunità di Sant'Egidio. Saranno presenti Antonio Fullone, Direttore della Casa Circondariale "Giuseppe Salvia - Poggioreale", Adriana Tocco Garante dei detenuti Regione Campania, Carminantonio Esposito Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Tommaso Contestabile Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Campania. Interverranno Roberto Di Giovanpaolo Presidente Nazionale Forum Salute dei detenuti, Liberato Guerriero Direttore della Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano, don Virgilio Balducchi Ispettore generale dei cappellani delle carceri, Ornella Favero Ristretti Orizzonti, Ernesto Esposito Direttore Generale Asl Na1, Stefania Tallei Comunità di Sant'Egidio, Franco Milani Dirigente Regione Lombardia - componente del Gruppo tecnico interregionale Sanità penitenziaria, Alessandro Barbano Direttore del Il Mattino, Francesco Cascini vicecapo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Stefano Caldoro Presidente della Regione Campania. Concluderà il ministro Andrea Orlando Ministro della Giustizia.
D'altronde il tema della salute in carcere, è un tema molto delicato, da un lato bisogna garantire il diritto alla salute, dall'altro bisogna garantire ai detenuti pari opportunità nell'accesso al bene salute tenendo conto delle differenze (in questo caso, deficit) di partenza nei livelli di salute, nonché delle particolari condizioni di vita in regime di privazione della libertà, che di per sé rappresentano un ostacolo al conseguimento degli obiettivi di salute.
La condizione carceraria richiede un approccio globale del diritto alla salute in carcere, a partire da una accurata ricognizione dei bisogni di salute (e non solo dei bisogni di servizi sanitari) della popolazione carceraria, col coinvolgimento dei detenuti stessi e delle associazioni di volontariato che operano nel carcere. In questa ricognizione, sono centrali le variabili ambientali della salute, ponendo attenzione agli aspetti del regime carcerario e della quotidianità dentro il carcere. Un convegno di riflessione e progettualità per un percorso programmatico attento al diritto alla salute del detenuto.
Corriere del Mezzogiorno, 13 gennaio 2015
L'Associazione Amici di San Vittore Onlus, in collaborazione con Confcommercio e Confesercenti Andria, Siap (Sindacato di Polizia di Stato), Sappe (Sindacato di Polizia Penitenziaria), Ara (associazione ristoratori andriesi) La Puglia in tavola, gli enti e le associazioni che vorranno contribuire, organizza sabato 17 gennaio, alle ore 20, una serata di beneficenza "Senza sbarre", presso l'ex Masseria Posta Milella ad Andria, direzione Castel del Monte (km 7,050).
I proventi serviranno per la Cittadella San Vittore, in agro di Andria, la masseria fortificata con oltre 10 ettari di terreno, entro cui si anima il progetto "Senza sbarre" di accoglienza residenziale e non per detenuti e di recupero alternativo alla carcerazione. Il progetto è stato presentato a settembre scorso con la pubblicazione di "Dono di un dono - Don Riccardo Agresti, Claudio Baglioni e miracoli", il volume-rivelazione di Stefano Del Bravo che sarà distribuito nel corso della serata.
Redattore Sociale, 13 gennaio 2015
Al via in città il ciclo di proiezioni del film di Filippo Vendemmiati sull'officina "Fare impresa in Dozza". Proiezioni al cinema da giovedì, mentre sabato il documentario sarà visto nel luogo in cui è stato girato, il carcere di Bologna.
"Sono contento che si sia organizzato questo ciclo di proiezioni che partirà giovedì', e mi fa piacere soprattutto che il film venga proiettato nel luogo in cui è stato girato: il carcere della Dozza". Filippo Vendemmiati, giornalista Rai e regista, non nasconde la sua soddisfazione per essere riuscito a portare a Bologna "Meno male è lunedì", film sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna di cui sono protagonisti alcuni detenuti della Dozza che, guidati da ex metalmeccanici in pensione, hanno partecipato al progetto lavorativo "Fid-Fare impresa in Dozza".
I carcerati hanno lavorato per conto di Gd, Ima e Marchesini, tre colossi del packaging, potendo contare su un contratto a tempo indeterminato. "Alcuni di loro, circa nove - spiegano Gian Guido Naldi di "Fid' e Claudia Clementi, direttore del carcere - dopo la fine delle riprese sono usciti e ora continuano a lavorare per queste imprese".
Il titolo del film, aggiunge il regista durante la conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa ieri in Regione, riprende "una frase detta da un detenuto, che lamentava il fatto di non poter lavorare il sabato e la domenica: per loro, infatti, il lunedì è una bella giornata perché, lavorando, ottengono uno spazio di libertà". L'assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti, si dice "fiero di aver contribuito alla realizzazione del film, che rappresenta alla perfezione l'idea che si debba recuperare il valore sociale del lavoro".
Che "Meno male è lunedì" sia incentrato sul lavoro più che sulle condizioni dei reclusi lo pensa anche il regista, che racconta come "dopo la proiezione di ottobre al Festival di Roma un ex operaio Fiat mi ha detto: "Credevo che avrei visto un film sul carcere, invece ho visto un film sul lavoro. Quella, secondo me, è stata la miglior recensione possibile". Clementi pone invece l'accento sulla particolarità del progetto raccontato nel film, che "non fa parte di un percorso assistito, come spesso accade nelle carceri, ma è un percorso produttivo a tutti gli effetti, in cui i detenuti sono assunti con un vero contratto di lavoro".
Girare il documentario, che racconta una settimana di lavoro dei detenuti e degli ex operai che fanno loro da tutor, non è stata però un'impresa facile: il direttore della fotografia Stefano Massari afferma infatti che "inizialmente alcuni detenuti non volevano partecipare alle riprese, ma quando hanno capito che con questo film non volevamo dare alcun tipo di giudizio si sono ricreduti e si sono prestati volentieri". Nonostante la soddisfazione per la proiezione di sabato 18 gennaio, Vendemmiati si dice anche "un po' nervoso", perché "quando abbiamo proiettato il film nel carcere di Spoleto è nato un dibattito molto acceso tra i detenuti, uno dei quali mi ha chiesto se con questo documentario avessi voluto dire che per trovare un lavoro bisogna prima finire in prigione".
In chiusura, Naldi si sofferma invece su un altro aspetto positivo del progetto Fid, osservando che "i detenuti che vi partecipano, tra cui alcuni di quelli che appaiono nel film, ricevono ottimi giudizi professionali da parte delle aziende. Questo valorizza il progetto, perché non è facile vincere i pregiudizi nei confronti degli ex carcerati".
Il film sarà proiettato al cinema Nosadella giovedì alle 21, venerdì alle 19.30, lunedì 19 e martedì 20 alle 20, per poi arrivare a Ozzano, Porretta e Castenaso il 21 gennaio, il 5 e il 20 febbraio. A marzo invece, come spiega la produttrice esecutiva Donata Zanotti "sarà proiettato a Bruxelles su richiesta del Parlamento europeo".
Adnkronos, 13 gennaio 2015
Dopo la firma del Patto educativo per Palermo avvenuta a Palazzo delle Aquile lo scorso 5 gennaio, riprende il percorso del Festival della Città Educativa.
Si comincia oggi con il seminario "Garantire la Salute: benessere, territorio e agenzie educative" è il tema del seminario che si terrà questa mattina alle ore 10 al Centro di Giustizia Minorile. Un incontro in cui si confrontano gli esponenti di spicco della sanità e della politica locale per la salute e si guarda anche al ruolo dell'urbanistica, dell'ambiente e della formazione nel garantire benessere ai più piccoli e a tutti i cittadini. L'incontro sarà coordinato da Giovanna Perricone, docente all'Università di Palermo, e vede la partecipazione, tra gli altri, dell'assessore comunale Agnese Ciulla, dell'assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, il direttore dell'Asp di Palermo Antonino Candela. Nella seconda sessione di lavori, a partire dalle ore 15,30, intervengono: Maurizio Carta, Silvano Riggio, Anna Terminello. "In concreto, a conclusione del percorso (ultima settimana di febbraio 2015), istituzioni, enti, organizzazioni e associazioni che aderiscono al Festival si assumono un compito specifico e verificabile: realizzare un "pezzo" di quel progetto di città che si è elaborato insieme. Nel corso del 2015 si cureranno momenti di monitoraggio e verifica dell'attuazione degli impegni assunti da ciascuno", si legge in una nota.
di Antonio Armellini
Corriere della Sera, 13 gennaio 2015
Stretta fra l'imbarazzo di un capo d'accusa ancora da formulare e a dir poco fragile, e le pressioni di chi anche a Delhi vorrebbe mettere la parola fine a questa storia, la Corte Suprema indiana con un ennesimo espediente procedurale ha rinviato l'esame del caso a mercoledì.
Ha perpetuato così un'agonia sempre più insopportabile, mentre la soluzione rimane avvolta nella nebbia. Oltretutto, mercoledì il permesso accordato a Massimiliano Latorre sarà scaduto: dovrebbe essere automaticamente rinnovato in attesa della decisione sul ricorso dell'Italia, ma il giudice su questo punto è rimasto silente.
Diversamente da quanto si è sentito e letto da noi, l'opinione pubblica indiana non è per nulla mobilitata intorno alla vicenda dei marò: l'attenzione è modestissima e l'informazione è altrettanto scarsa. I pochi media che ogni tanto ne parlano, lo fanno in maniera marginale riportando qualche "velina" che lascia perlopiù indifferenti.
Stando a quanto si dice in alcuni ambienti a Delhi, il primo ministro Modi avrebbe lasciato intendere in più occasioni di volersi fare carico del problema e dipanare la matassa, prima che i rapporti con l'Italia raggiungano un livello di tensione del tutto sproporzionato alla sostanza del contendere. Le prime mosse avrebbero incontrato più difficoltà del previsto e, a questo punto, il governo indiano sarebbe a corto di idee, in attesa che anche da parte italiana vengano avanzate proposte nuove e sostenibili.
Il tutto è reso più complicato dal fatto che la Corte Suprema, che avrebbe dato in passato segnali di flessibilità, ha chiaramente irrigidito le sue posizioni. La nomina del nuovo presidente proveniente dal Kerala ha prodotto, come era stato largamente previsto, un effetto negativo per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
Il problema è che quella dei marò è una crisi asimmetrica: di scarso rilievo per gli indiani (per i quali presenta un valore strumentale modesto, utile al massimo a far suonare più forte la grancassa della dignità nazionale), sempre più imbrogliata e politicamente insidiosa per noi.
È una asimmetria che pesa fortemente sulla posizione negoziale italiana e dovrebbe spingerci a utilizzare a fondo i pochi strumenti di pressione che abbiamo: arbitrato internazionale, Nazioni Unite (fra l'altro, il segretario generale Ban Ki-moon è in questi giorni a Delhi).
L'impressione che si ha è invece che l'alternanza fra dichiarazioni pubbliche e trattative più o meno riservate si sia risolta sinora in una maggiore confusione e in immobilismo, talché la posizione italiana appare paragonabile a quella di una lepre paralizzata davanti ai riflettori dell'auto che sta per travolgerla. Ci auguriamo di essere smentiti nei prossimi giorni e di poter accogliere presto in Italia Salvatore Girone, ma le basi per l'ottimismo si fanno di giorno in giorno più sottili.
La Presse, 13 gennaio 2015
In totale 152 islamisti radicali sono in stato di detenzione in Francia, 22 dei quali sono raggruppati per evitare che abbiano contatti con il resto dei detenuti e facciano così proseliti. Lo riferisce il ministero francese della Giustizia.
Nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del ministero, Pierre Rancé, ha spiegato che quei 22 prigionieri sono isolati nel carcere di Fresnes, a sud di Parigi. In totale, ha aggiunto, il numero di detenuti e reclusi in Francia per "associazione a delinquere con fini terroristici" è di 283 persone.
Secondo quanto riferito oggi, il ministero proverà a lanciare questa settimana in due strutture dell'area parigina un programma pilota per migliorare il rilevamento della radicalizzazione tra i detenuti in carcere. Il portavoce ha spiegato che le autorità giudiziarie stanno lavorando da mesi per ampliare questo programma. Le autorità carcerarie francesi hanno a disposizione dal 2003 un ufficio di intelligence composto da 30 persone per rilevare ogni movimento sospetto in questo ambito e gestire gli arresti delle persone coinvolte.
Coulibaly e Kouachi furono detenuti esemplari
Quando erano detenuti, Amedy Coulibaly e Cherif Kouachi, due degli autori dei recenti attacchi terroristici, avevano dimostrato una buona condotta. Lo ha detto il portavoce del ministero della Giustizia di Parigi, Pierre Rancé, secondo cui Coulibaly (autore dell'assalto al supermercato ebraico venerdì scorso e dell'omicidio di una poliziotta il giorno precedente) dimostrò addirittura un comportamento "esemplare" in prigione.
A dicembre 2013, l'uomo era stato condannato per aver partecipato a un piano di evasione nel 2010 di un altro sospetto jihadista, Smaïn Ait Ali Belkacem, in cui era coinvolto anche Kouachi, anche se la sua posizione era stata archiviata. Coulibaly, ha spiegato il portavoce in conferenza stampa, rispettava il regolamento interno, partecipava alle attività sportive e culturali, prese parte a corsi di formazione e veniva considerato un detenuto "particolarmente motivato" che ebbe solo un piccolo incidente disciplinare, quando venne sorpreso con un telefono cellulare.
Secondo Rancé, diede segnali di "reintegrazione", scontò la pena nelle condizioni normali e maggio 2014, secondo quanto previsto, venne liberato. A metà degli anni 2000, fu detenuto in contemporanea a Cherif Kouachi per un breve periodo nel carcere di Fleury-Mérogis, a sud di Parigi. Rispetto a Coulibaly, Cherif, dimostrò un comportamento un "po' più agitato", ma non ebbe particolari problemi, né sembrava legato all'islamismo radicale.
Mentre suo fratello Said era apparso solo nei documenti della polizia, Cherif venne incarcerato per la prima volta nel 2005 e condannato nel 2008 a tre anni per aver preso parte alla cosiddetta "Rete de Buttes Chaumont", che reclutava giovani per la causa fondamentalista.
Ansa, 13 gennaio 2015
Sedici persone, fra le quali una decina di avvocati di detenuti dell'Eta, sono state arrestate oggi nei Paesi Baschi, in Navarra e Madrid, in un'operazione ribattezzata dalla guardia civile "Scacco matto", informano fonti del ministero degli interni in un comunicato.
L'operazione, cominciata all'alba di ieri, è diretta contro il così detto "fronte delle carceri" dell'organizzazione indipendentista armata, avvocati e responsabili della direzione economica, accusati di appartenenza a banda terrorista, riciclaggio di capitale e reati contro il Fisco. I legali sono accusati di controllare i detenuti dell'Eta trasmettendo le direttive dell'organizzazione all'interno delle carceri.
Fronte delle carceri: Eta frodato
Secondo fonti del ministero degli interni, i 12 avvocati di membri dell'Eta detenuti nei Paesi baschi, in Navarra e a Madrid avrebbero occultato al fisco entrate superiori ai 1,3 miliardi di euro durante il 2012 e il 2013, provenienti dall'assistenza legale a membri dell'organizzazione indipendentista armata. Gli avvocati, secondo l'accusa, sarebbero stati anche incaricati di fare visita in carcere ai detenuti dell'organizzazione armata per evitare che ci fossero dissociazioni o pentimenti percorrendo vie individuali per l'uscita dalla banda armata. E, se qualcuno non seguiva le direttive, veniva espulso e la sua foto ritirata dalle "taverne del popolo". Per l'operazione "Scacco matto", il cui bilancio complessivo è di 16 e non 17 arresti, come inizialmente informato, è stato sospeso il processo previsto oggi all'Audiencia Nacional di Madrid contro 35 persone per appartenenza a organizzazione terrorista, fra le quali i gruppi dirigenti di Batasuna, del partito comunista delle terre basche (Pctv) e dell'Azione nazionalista basca.
Ansa, 13 gennaio 2015
Sette detenuti condannati a morte per reati legati al terrorismo sono stati impiccati all'alba in quattro diverse carceri del Pakistan, nell'ambito di importanti misure di sicurezza. Lo riferisce DawnNews Tv. I centri di detenzione dove sono avvenute le esecuzioni, riprese dopo la revoca del premier della moratoria imposta nel 2008, sono quelle di Karachi, Sukkur, Faisalabad e Rawalpindi.
La Presse, 13 gennaio 2015
In risposta al doppio attentato kamikaze di sabato a Tripoli, nel nord del Libano, la polizia libanese ha fatto irruzione oggi in un'ala del carcere di Roumieh, il più grande del Paese, perché è emerso che alcuni dei detenuti hanno collegamenti con l'attacco.
A seguito di questa operazione il Fronte Nusra, gruppo legato ad al-Qaeda che sabato aveva rivendicato l'attentato, ha minacciato su Twitter azioni contro i membri delle forze di sicurezza libanesi che tiene prigionieri. "In conseguenza del deterioramento della sicurezza in Libano, sentirete sorprese a proposito del destino dei prigionieri con noi", afferma il gruppo.
Militanti legati allo Stato islamico (ex Isil o Isis) e al Fronte Nusra detengono una ventina di membri delle forze di sicurezza libanesi che sono stati sequestrati lo scorso agosto in un assalto compiuto nella città di Arsal. Quattro dei soldati in mano al Fronte Nusra sono stati uccisi in detenzione nonostante i negoziati in corso con le autorità libanesi per il loro rilascio. Il ministro dell'Interno del Libano, Nohad Machnouk, si è recato stamattina nel carcere di Roumieh, e ha spiegato a Reuters che l'operazione è scattata dopo che l'intelligence ha appurato il collegamento di alcuni detenuti con l'attentato.
"Abbiamo accertato il loro coinvolgimento negli attacchi bomba tramite il monitoraggio delle comunicazioni", ha spiegato, precisando che i detenuti comunicavano con le organizzazioni militanti usando cellulari e Skype, e aggiungendo che i sospettati saranno trasferiti in una sezione separata del carcere. La prigione di Roumieh, a est di Beirut, originariamente costruita per ospitare circa 1.500 detenuti ne ospita oggi circa 3.700, alcuni dei quali sono membri del Fronte Nusra.
Aki, 13 gennaio 2015
Le proteste antigovernative del 2009 sono una ferita ancora aperta in Iran. Lo dimostra la bagarre che si è scatenata in Parlamento dopo che il deputato riformista Ali Motahari ha definito "incostituzionali" gli arresti domiciliari a cui sono sottoposti dal febbraio 2011 i due leader dell'Onda Verde, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi. La frase di Motahari ha provocato la reazione di alcuni deputati ultraconservatori che hanno interrotto il parlamentare riformista gridando "morte ai sedizionisti", ovvero auspicando la condanna a morte di Mousavi e Karroubi, come ha riferito il sito di al-Arabiya. A quel punto il vice presidente del Parlamento, Mohammad Hassan Aboutorabi-Fard, che stava dirigendo i lavori in Aula, è stato costretto ad aggiornare la sessione, che è ripresa dopo circa 30 minuti.
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