di Chiara Evangelista
lasestina.unimi.it, 24 novembre 2023
Il nuovo provvedimento approvato dal Governo prevede l’introduzione di norme più dure contro le rivolte dei detenuti. Il 18 novembre il consiglio dei ministri ha approvato un nuovo pacchetto sicurezza che prevede una serie di norme per combattere la criminalità diffusa. Alcune di queste hanno creato polemica, soprattutto quella che riguarda la possibilità per le forze dell’ordine di girare armate anche fuori servizio e l’abolizione del rinvio della pena per le neomamme. Tra le disposizioni anche quelle che riguardano le rivolte in carcere. “Credo che il disegno di legge voglia mirare a soddisfare le istanze di alcuni sindacati autonomi di polizia penitenziaria”. A dirlo è Paolo Conte, avvocato, che è il legale dei parenti di Vincenzo Cacace. L’uomo, che all’epoca era sulla sedia a rotelle e che è morto nel 2022 per cause naturali, era tra i detenuti che sarebbero stati picchiati il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. È in corso un processo per l’accertamento dei fatti.
di Giuseppe Anzani
Avvenire, 24 novembre 2023
Nel pacchetto di misure che il governo ci ha regalato per la nostra sicurezza, cioè per i nostri sonni tranquilli, ce n’è una che il sonno me l’ha tolto: il carcere per i bambini. Io so, e tutti sanno, che i bambini piccoli non è neanche serio pensare che abbiano fatto qualcosa di male da doverli punire. La loro mamma sì, la loro mamma può aver fatto qualche delitto, per esempio può aver rubato un borsellino sul metrò (sembra questa oggi l’ossessione), e quando è stata presa va mandata in prigione come tutti, perché la legge è uguale per tutti.
di Piero Sansonetti
L’Unità, 24 novembre 2023
Roba da Medioevo? Ma nel Medioevo non mettevano in prigione i neonati. Chissà come si chiama questo bambino. O questa bambina. Sappiamo solo che oggi ha un’età di due giorni. Domani compirà il terzo giorno e probabilmente sarà dimesso, o dimessa, dall’ospedale Pertini, a Roma. Però non verrà a prenderlo suo padre per accompagnarlo a casa con la mamma. Verranno dei carabinieri. Lo caricheranno su un furgone blu, con i finestrini protetti dalla grata di ferro, e lo porteranno, sempre insieme alla mamma, al carcere di Rebibbia.
di Mattia Feltri
La Stampa, 24 novembre 2023
Prosegue strenua la campagna di Giorgia Meloni contro i poteri forti. L’ultimo esempio: compilata la legge di bilancio, un occhio sulla calcolatrice, l’altro sui mercati, il consenso dell’Unione europea, l’assenso della Bce, un accordo con le banche, una mano tesa a Confindustria, il governo s’è accorto d’essere rimasto a corto di quattrini per il Fondo delle vittime dei reati di mafia. Accidenti. E adesso? Intollerabile per una presidente del Consiglio avviata alla politica in morte di Paolo Borsellino. Dunque? Vendere una quota del Monte dei Paschi? Espropriare tre magazzini di Amazon? Requisire gli yacht di George Soros? Mettere all’asta l’auto blu di Lollobrigida? E dai e dai, il colpo di genio è arrivato: e se prendessimo il denaro dalle buste paga dei carcerati? Ideona! Che poi “prendere” è una parola brutta. Chiamiamolo “contributo di solidarietà obbligatorio”. La solidarietà obbligatoria è un ossimoro ai confini del rivoluzionario, e rivoluzionario questo governo voleva essere e senz’altro lo è nel nuovo ordine di rubare ai poveri per dare ai poveri. Così se un detenuto fa il bibliotecario, impasta biscotti o assembla bulloni, gli si preleva il cinque per cento dallo stipendio. Già gli si preleva qualcosa per vitto e alloggio in cella, qualcosa per le spese processuali, per risarcire le vittime: un prelievo più, non se ne lamenteranno. E se si lamentano pazienza, tanto stanno sulle scatole a tutti. Che poi, a pensarci bene, questo fervore nell’introdurre nuovi reati e allungare le pene per i reati vecchi è una buona semina: più carcerati e in carcere più a lungo, ci si può rimediare una fortuna.
di Alberto Gentili
huffingtonpost.it, 24 novembre 2023
Il governo lo chiama “contributo di solidarietà obbligatorio”, toglie il 5% sul compenso dei detenuti che avviano un percorso di reinserimento. Tutto per riparare a un danno commesso dal governo stesso, con la manovra, svuotando il Fondo per le vittime di usura, estorsione, mafia. A dispetto di ciò che hanno detto e promesso per una vita, le tasse sembrano essere la vera passione di Giorgia Meloni & C. Dopo l’aumento dell’Iva su pannolini e Tampax e delle accise per le sigarette, dopo l’incremento della cedolare secca per gli affitti brevi e i tagli alle pensioni, il governo ha deciso di spremere anche i carcerati. Per l’esattezza, introduce un “contributo di solidarietà” del 5% a carico dei detenuti che lavorano. Nessun problema, invece, per quelli che trascorrono la giornata in cella a “oziare” e “a girarsi i pollici”, come recitano gli slogan cari a Matteo Salvini e ai Fratelli d’Italia.
Femminicidio di Alice Scagni, il fratello-killer Alberto di nuovo aggredito in carcere
di Marco Lignana
La Repubblica, 24 novembre 2023
Intervista alla madre, Antonella Zarri: “Lo Stato invece di curarlo vuole vendetta. Viviamo in un Paese dove un ministro chiede il carcere a vita prima dei processi” È successo di nuovo. Dopo un’aggressione a Genova, nel carcere di Marassi, la storia si è ripetuta nell’istituto penitenziario di Sanremo. Solo che stavolta è andata molto peggio: Alberto Scagni, il killer della sorella Alice, condannato a 24 anni e 6 mesi in primo grado, ora è ricoverato in ospedale dopo essere stato brutalmente pestato, sequestrato e minacciato di morte da tre compagni di cella. La denuncia è di Fabio Pagani, segretario regionale Uil polizia penitenziaria Liguria, che racconta di un detenuto “noto alle cronache e di recente trasferito a Sanremo brutalmente aggredito in cella dai suoi coincellini (totali presenti in camera quattro), sequestrato e minacciato di morte, probabile per reati da lui commessi”. In più viene riportata “una trattativa durata ore: solo l’arrivo del Magistrato di turno e del Direttore, che hanno disposto l’ingresso in cella della Polizia penitenziaria, con utilizzo della forza per salvare il detenuto aggredito brutalmente e sequestrato, hanno evitato morte certa (tentato omicidio)”.
di Maurizio Crippa
Il Foglio, 24 novembre 2023
Alberto Scagni, condannato a 24 anni e detenuto per avere ucciso la sorella, è stato sequestrato in cella e massacrato di botte da due compagni di pena. Un fatto indegno di un sistema penitenziario civile. Ma, in un sistema mediatico ancora più incivile, la notizia è stata confezionata come se si trattasse di una punizione per il femminicidio. La canea dei commenti immaginatela voi. La notizia di cronaca, indegna di un paese civile e che abbia un sistema penitenziario civile, è questa: un detenuto della sezione “detenuti protetti” del carcere di Sanremo è stato sequestrato per un’intera notte e massacrato di botte da due detenuti della stessa cella ed è stato salvato per miracolo dagli agenti penitenziari, in grave ritardo.
di Alessandra Arachi
Corriere della Sera, 24 novembre 2023
Destra e sinistra d’accordo sul nuovo disegno di legge approvato al Senato che prevede misure più stingenti per stalker e maltrattamenti. È un testo corposo di diciannove articoli il ddl sul rafforzamento delle misure di contrasto alla violenza sulle donne, principalmente in ambito familiare, approvato in via definitiva in Senato. È Il cosiddetto ddl Roccella, dal nome della ministra delle Pari opportunità che lo ha realizzato insieme ai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio. Alla Camera era stato approvato a fine ottobre all’unanimità e sempre all’unanimità ha avuto il via libera al Senato ed è dunque diventato legge mercoledì pomeriggio, il 22 novembre, tra gli applausi di tutte e due le parti dell’emiciclo di Palazzo Madama. È un testo importante. Prevede una stretta a tutto tondo sulle misure di contrasto alla violenza sulle donne, ma il suo obiettivo principale è quello di rafforzare la cosiddetta prevenzione secondaria. È fondamentale questa prevenzione che si dice secondaria perché mira a tutelare la donna dopo che ha denunciato l’uomo violento.
di Monica Guerzoni
Corriere della Sera, 24 novembre 2023
Le leggi italiane sono davvero arretrate come spesso si racconta e si scrive? La risposta è no. Per capire cosa ancora si deve fare per azzerare i numeri, bisogna compiere un salto all’indietro di dieci anni. I numeri sono drammatici, costringono il Paese a interrogarsi per capire come sia possibile estirpare alle radici una violenza che uccide, stando alle curve delle statistiche e del dolore, una donna ogni tre giorni. L’uccisione barbara, spietata e all’apparenza incomprensibile di Giulia Cecchettin ha imposto al Paese intero il silenzio e il “rumore”, un grido corale e collettivo che vuol dire “mai più”. Nelle cifre è scritto che la tragedia infinita dei femminicidi non è un problema specificatamente italiano, che il nostro Paese non è in cima alle classifiche europee, ma è anzi al quart’ultimo posto dopo Spagna, Svezia e Grecia. Eppure ogni ragazza che non torna a casa, ogni mamma, sorella, nonna o figlia uccisa da un compagno, marito o ex, è una vita spezzata che troppo spesso poteva essere salvata.
di Elisa Messina
Corriere della Sera, 24 novembre 2023
Una legge di non facile applicazione e un grande progetto ma tutto privato: così in Italia proteggiamo i sopravvissuti alla violenza. “Orfani speciali” li chiamava Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa che, per prima (prima anche dello Stato) si dedicò a una ricerca sugli orfani dei femminicidi: “Quei tanti orfani di mamme uccise dai padri. Tanti, tantissimi ma ignorati e segregati - Scriveva Baldry nel 2017 nel presentare un enorme dossier a cui lavorava da tre anni - Come stanno oggi, dopo 5, 10, 15 anni da quel tragico e assurdo giorno? Chi sono? dove sono adesso? E cosa è accaduto loro, dove stanno, con chi? A questi figli cosa è stato detto? La legge cosa ha fatto di loro? E quegli adulti che si sono ritrovati ad aprire le loro case che sostegno psicologico ancora prima che economico è stato dato, se è stato dato, dovendo loro stessi, i familiari delle vittime, elaborare il loro di lutto e trauma, nonché gestire tuti i problemi sociali e giuridiche derivanti dall’omicidio?”.
- La sentenza della Consulta su Regeni è debole perché legittima una eccezione
- Maltrattamenti in Famiglia: si configura il reato anche in assenza di assoggettamento della vittima
- L’aggravante dei maltrattamenti familiari assistiti da minori non richiede di accertare i danni psico-fisici
- Lazio. Cure sempre più difficili nelle carceri, mancano i medici
- Parma. Via Burla, un altro detenuto suicida in cella