musicoff.com, 11 settembre 2024
I prossimi concerti si terranno il 29 settembre, in occasione di Cremona Musica, e il 10 ottobre al Teatro Nazionale di Genova - Teatro Modena. I detenuti sono diventati parolieri in un progetto che coinvolge alcuni importanti artisti della scena musicale italiana e internazionale: Viadellironia, Andrea Chimenti & Giorgio Baldi, Bandabardò, NuovoNormale, Magicaboola Brass Band & Fabrizio Pocci, Max Bianchi, The Mastelottos, Morgan, Synaesthesia, Flavio Giurato - Featuring Nicola Distaso, Pivio, Marco Machera e Tony Levin, Pase & Alessandra Donati. Nomi molto noti ed emergenti, hanno trovato un denominatore comune nell’impegno per la sensibilizzazione del pubblico sulle condizioni di vita nelle carceri italiane. Come afferma l’articolo 27 della nostra costituzione “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il carcere non è una discarica sociale.
di Eleonora Camilli
La Stampa, 11 settembre 2024
I Cinquestelle hanno infatti inviato al presidente della Camera la richiesta per l’esame urgente della proposta di legge a firma Vittoria Baldino, mentre Pd e Azione presentano emendamenti per il ddl sicurezza. Dopo il lungo dibattito estivo, si passi ora ai fatti. È la sfida lanciata dal Movimento cinque stelle a Forza Italia e alle altre forze politiche che, a parole, si dicono favorevoli alla riforma della legge 91/92 sull’acquisizione della cittadinanza. I Cinquestelle hanno infatti inviato al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, la richiesta per l’esame urgente della proposta di legge a firma Vittoria Baldino sullo ius scholae. Una stretta per “vedere chi è realmente pronto a questo passo di civiltà di cui il Paese ha bisogno” spiegano. Ancora più diretta è la deputata pentastellata: “A questo punto capiremo se è stato tutto un bluff. Noi chiediamo solo di dare seguito a quanto detto anche sulla fantomatica proposta di Forza Italia sullo ius scholae - aggiunge Baldino -. Se le intenzioni erano reali è questo il momento di dimostrarlo, aprendo un dibattito nella sede opportuna, quella legislativa”. La proposta dei Cinquestelle prevede un ciclo di cinque anni di studio per gli stranieri nati o arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età.
di Goffredo Buccini
Corriere della Sera, 11 settembre 2024
L’Europa soffre ancora oggi di antichi errori legati a due trattati fondamentali: Schengen e Dublino. Le migrazioni tornano a incendiare la politica europea e, sia pure in scala minore, quella di casa nostra. Siamo assai lontani, certo, dalla crisi che nel 2015-16 scatenò la prima fiammata sovranista, fece da propellente alla Brexit e da moltiplicatore di voti per i leader xenofobi di allora. Tuttavia, antiche paure e consuete strategie di consenso sono di nuovo fra noi. Sicché il neopremier francese Barnier si copre a destra dialogando con Marine Le Pen. E, soprattutto, il debole cancelliere tedesco Scholz, dopo l’attacco islamista a Solingen, blinda per sei mesi il suo Paese con controlli ferrei alle frontiere e riapre il dossier sui respingimenti dei “dublinanti” che coinvolge direttamente gli Stati di primo approdo come il nostro. Cos’è accaduto? Semplice. Nell’ultimo decennio s’è assottigliato di nuovo un margine decisivo: fattori di instabilità quali la guerra di Putin, la crisi energetica con annessa inflazione e l’impoverimento crescente delle classi lavoratrici hanno ristretto di molto la riserva di tolleranza degli autoctoni verso gli ultimi arrivati, specie in quei quartieri, in quelle città o in quei territori dove la precarietà economica è più diffusa: tra i dimenticati. Iconico “Wir schaffen das”, ce la faremo, scandito l’estate di nove anni fa da Angela Merkel di fronte al subitaneo apparire di un milione di profughi alle frontiere tedesche, è stato un generoso manifesto ma anche una previsione sbagliata.
di Youssef Hassan Holgado
Il Domani, 11 settembre 2024
La rotta del mediterraneo si conferma la più letale per chi fugge da guerre e fame. Un report dell’Agenzia europea punta il dito contro le misure del governo contro le ong e la mancanza di assetti navali per i salvataggi. La guerra politica e legislativa alle ong intrapresa dal governo Meloni negli ultimi due anni sta mettendo sempre di più in pericolo la vita dei migranti che attraversano il Mediterraneo. A dirlo è anche un rapporto di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, non certo un’organizzazione a favore dell’accoglienza diffusa. “Nel 2023, la rotta del Mediterraneo centrale è rimasta la più letale di tutte le aree coperte dalle operazioni congiunte Frontex via terra e via mare”, si legge nel rapporto sulle attività dell’Agenzia nel 2023 redatto dal Fro, l’ufficio interno che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti umani da parte dell’organizzazione.
di Niccolò Zancan
La Stampa, 11 settembre 2024
Il presidente internazionale di Medici senza frontiere è in Italia. Christos Christou, 53 anni, greco della zona delle Meteore, è arrivato a Salerno per testimoniare la sua rabbia e la sua frustrazione: “Mi sento come un medico con le mani legate in un pronto soccorso affollato. Tutti, sulla Geo Barents, ci sentiamo così”. La nave dei soccorsi umanitari Geo Barents è inchiodata alla banchina del porto dal 27 agosto. Non può salpare. Non può salvare. È sottoposta a fermo amministrativo per aver violato il decreto Piantedosi, quello che regola l’attività delle Ong alla voce: “Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori”. È il terzo blocco in due anni, al prossimo rischia il sequestro. A bordo ci sono venti marinai perduti. Come tutti i marinai costretti in porto troppo a lungo. Però adesso è arrivato il presidente, di mestiere chirurgo, la massima carica di Msf. È arrivato per dare solidarietà e sostegno nella battaglia legale.
di Lucia Capuzzi
Avvenire, 11 settembre 2024
La denuncia di Global Witness: 196 le vittime nel 2023. In gioco interessi miliardari. Record alla Colombia con 79 vittime. Doccia fredda per Bogotà che ospiterà il vertice Onu sulla biodiversità. Adagiata sull’altipiano della Sierra Nevada del Cocuy, la cittadina di Tame appartiene “all’altra Colombia”: la sterminata nazione rurale, a incommensurabile distanza geografica ma soprattutto sociale dal resto del Paese, fatto di metropoli moderne e popolose e località-cartolina affollate di turisti internazionali. Là si è consumato l’ultimo omicidio di un attivista ambientale nel 2023. La mattina del 31 dicembre, prima dell’inizio dei festeggiamenti di Capodanno, è stato assassinato Luis Parra Toroca, 39 anni, governatore indigeno della comunità di La Esperanza. Due mesi prima, le Nazioni Unite avevano emesso un’allerta sulla minaccia di gruppi armati illegali decisi a conquistare la zona. Per le bande, i leader locali come Luis Parra Toroca erano un ostacolo da eliminare. Il rappresentante nativo è la vittima numero 79 nel macabro bilancio degli ambientalisti assassinati l’anno anno, in Colombia. La nazione più letale di sempre per chi combatte per i diritti della terra e, di conseguenza, di quanti la abitano. “Non solo conta il 40 per cento degli ecologisti assassinati nel 2023. Questo dato rappresenta il più alto mai registrato in un singolo Stato. Con 461 vittime da quando abbiamo cominciato a censirle, dodici anni fa, la Colombia detiene anche il primato storico”, afferma Laura Furones, che ha guidato l’équipe di ricercatori autrice dell’ultimo rapporto di Global Witness, appena pubblicato. Una doccia fredda per la nazione che, dal 21 ottobre, ospiterà la Conferenza Onu sulla biodiversità (Cop 16). E che, dall’inizio della presidenza del progressista Gustavo Petro, cerca di accreditarsi come avanguardia dell’impegno ambientale nel Sud del pianeta mediante scelte di rottura, come l’annuncio dell’intenzione di congelare i nuovi progetti petroliferi.
Libia. L’Asi deve rispondere delle morti in custodia, delle sparizioni e delle detenzioni arbitrarie
amnesty.it, 11 settembre 2024
Amnesty International ha dichiarato oggi che l’impunità radicata per le morti in custodia e altre gravi violazioni dei diritti umani da parte dei gruppi armati sotto il comando delle autoproclamate Forze armate arabe libiche (Faal), ha permesso all’Agenzia per la sicurezza interna (Asi) di intensificare, negli ultimi mesi, la sua repressione nei confronti di critici e oppositori politici, tra cui attivisti, scrittori e blogger. Dall’inizio del 2024 agenti dell’Asi pesantemente armati hanno arrestato, senza mandato, decine di persone tra cui donne e uomini con più di settant’anni, prelevandole dalle loro abitazioni, dalle strade o da altri luoghi pubblici nelle aree della Libia orientale e meridionale sotto il controllo delle Faal. Le persone arrestate sono state poi trasferite in strutture controllate dall’Asi, dove sono rimaste in detenzione arbitraria per mesi, senza la possibilità di contattare le loro famiglie o gli avvocati; alcune sono state vittime di sparizioni forzate per periodi fino a dieci mesi. Nessuna di loro è stata portata davanti alle autorità giudiziarie, né ha avuto modo di contestare la legalità della propria detenzione o è stata formalmente accusata di alcun reato. Tra aprile e luglio due persone sono morte in custodia in circostanze sospette mentre si trovavano in centri di detenzione controllati dall’Asi a Bengasi e Ajdabiya. Non sono state avviate indagini penali indipendenti e imparziali sui loro decessi e nessuno è stato ritenuto responsabile.
ansa.it, 11 settembre 2024
È scattato oggi il piano annunciato fin da luglio dal governo laburista di Keir Starmer per affrontare l’emergenza del sovraffollamento nelle prigioni britanniche - suggellata dal record storico della popolazione carceraria nel Regno registrato ad agosto - attraverso il rilascio anticipato di migliaia di reclusi. Il piano, delineato dalla Ministra della Giustizia, Shabana Mahmood, prevede un taglio dal 50 al 40% del totale della pena minima da scontare per poter ottenere il beneficio della libertà condizionata. Un provvedimento esteso a tutti i detenuti non condannati per reati di omicidio, violazione della legge sul terrorismo o violenze sessuali e domestiche. E che per ora porterà alla scarcerazione immediata di 1.700 detenuti.
di Giorgio Paolucci
Avvenire, 10 settembre 2024
La riforma del sistema carcerario è una sfida in cui si sono cimentati tanti governi con alterni risultati, e quello attuale non fa eccezione. Le ricette si sprecano, nessuna probabilmente è risolutiva, certo è che la soluzione non può venire dalla moltiplicazione dei penitenziari, come qualcuno continua a sostenere. Anche perché per molti proprio il periodo della detenzione diventa una scuola del crimine: anziché incontrare occasioni di rieducazione, come dice a chiare lettere l’articolo 27 della Costituzione italiana, si incontrano cattivi maestri e si esce peggiori di quando si è entrati, o si vive in condizioni tali da aumentare il senso di inimicizia nei confronti della società.
di Liana Milella
La Repubblica, 10 settembre 2024
Per ridurre il numero dei reclusi verrebbero esclusi, dalle regole della custodia cautelare, i casi di chi può commettere lo stesso reato. Che certo non vale per scippatori e ladri seriali. Settanta suicidi in cella. Evasioni e rivolte. Dall’inizio dell’anno. Un record. A partire dall’ultimo caso al Beccaria di Milano l’8 settembre. A Cassino era successo il 3; a Regina Coeli a Roma e ad Ancona il 30 agosto; al Marassi di Genova e a Reggio Calabria il 23; sempre a Regina Coeli il 18; gravissimi incidenti a Bari il 17; a Catanzaro il 10; al minorile di Torino giusto il primo di agosto; il 30 luglio ad Alessandria e a Cuneo; a Biella il 28; tensioni sempre il 28 a Regina Coeli e Velletri; il 26 le proteste a Rieti con 400 detenuti in autogestione; il 24 disordini a Venezia; il 22 un detenuto tenta l’evasione all’Aquila; il 21 tre minori evadono dal minorile di Casal del Marmo; il 19 un detenuto ne uccide un altro a Salerno; il 12 ecco le proteste a Trieste; il 10 disordini gravi a Viterbo; il 7 un recluso evade dall’ospedale Cardarelli di Napoli (ma viene ripreso); il 5 un’altra evasione a Trapani; il 4 fortissima protesta a Sollicciano. Giorno dopo giorno ne dà notizia il segretario della Uilpa Gennarino De Fazio, e il suo è un tragico bollettino di guerra che documenta l’incapacità del governo, ma anche la sua cinica indifferenza. All’inizio di luglio De Fazio ironizza sulla rivolta di Sollicciano, a secco di acqua, giusto “all’indomani del varo del decreto ‘carcere sicuro’ in consiglio dei ministri”.
- Nelle celle è il caos, ma del Commissario per le carceri non c’è ancora traccia
- In memoria di Youssef, morto in carcere a 18 anni: “La tragedia della sua sofferenza riguarda tutti”
- Quei 21 bambini tenuti negli Icam e nelle carceri
- Carceri e ospedali, Bonelli: “Nel caos salta il patto sociale”
- Ilaria Salis: “La detenzione in carcere dei minori sta diventando la normalità”