di Rinaldo Frignani
Corriere della Sera, 10 settembre 2024
Il blocco italiano riguarda oltre 14mila profughi solo nei primi sette mesi del 2024 da tutti i Paesi Ue. E così resterà almeno fino al 2026. La questione sarà affrontata al G7 dei ministri degli Interni europei a ottobre ad Avellino. Una decisione legittima da parte della Germania, che ha stabilito di ripristinare i controlli alle frontiere almeno per i prossimi sei mesi, come è legittimo del resto da parte dell’Italia, ormai da un anno a questa parte, non riprendere indietro i “dublinanti”. Compresi i 14.360 da gennaio a luglio 2024 per i quali sono arrivate nuove richieste di trasferimento da tutti i Paesi Ue. Non un muro contro muro fra due nazioni alleate nel contrasto all’immigrazione clandestina e nella gestione dei flussi, ma il rispetto di esigenze nazionali. È la posizione del Viminale che non vede come un atto ostile l’ordine della ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser, che scatterà lunedì prossimo, ma come un provvedimento già adottato a più riprese negli ultimi anni, per motivi di sicurezza nazionale e antiterrorismo, da vari partner europei (compresi Italia e Francia).
di Simone Martuscelli
Il Domani, 10 settembre 2024
Un tempo Bruxelles veniva accusata di non fare abbastanza per la gestione migratori, adesso la strategia è cambiata: l’Unione è di troppo e deve sostanzialmente farsi da parte e lasciare agli Stati membri il diritto di tutelare i propri confini. C’era una volta il ritornello per cui uno dei motivi per cui prendersela con l’Europa risiedeva nel suo “non fare abbastanza” per gestire e regolare i flussi migratori verso i propri confini, nella sua “mancanza di solidarietà”. Adesso, invece, la strategia della destra europea sembra essere cambiata: Bruxelles è di troppo, e deve sostanzialmente farsi da parte e lasciare agli Stati membri il diritto di tutelare i propri confini.
di Cristina Giudici
Il Foglio, 9 settembre 2024
Disagio, sovraffollamento e suicidi. Il carcere minorile è diventato un inferno e la soluzione non è chiuderlo come dicono Ilaria Salis e i Radicali, ma rieducare i ragazzi e dare loro un futuro. Forse più che la rivolta al Beccaria è il dibattito esploso successivamente che ci fa vivere sempre nel Giorno della marmotta. E non perché non siamo consapevoli del disagio giovanile profondo soprattutto fra gli “utenti” degli istituti penali minorili, in maggioranza stranieri che vengono dalla strada. E neanche perché siamo indifferenti alle violenze subite dai baby detenuti da parte degli agenti penitenziari ed emerse nell’aprile scorso. Ma le sparate dell’eurodeputata Ilaria Salis e le provocazioni dei Radicali che invocano la chiusura degli istituti penali minorili ci ricordano solo che dopo mezzanotte è sempre buio.
di Elisabetta Soglio
Corriere della Sera, 9 settembre 2024
“Non basta un sussulto di sdegno passeggero, sul dramma delle carceri serve un cambio di passo”. È l’appello alle istituzioni lanciato dalla comunità di Sant’Egidio dopo la tragedia di Youssef Mokhtar Loka Barsom, il diciottenne morto tra il 5 e il 6 settembre nell’incendio scoppiato nella sua cella di San Vittore a Milano: “Non possiamo permetterci di perdere altri Youssef, la civiltà di un Paese si misura dalle condizioni delle sue carceri”.
di Giuseppe Lucchese*
L’Unità, 9 settembre 2024
Il 30 agosto nella Casa di Reclusione di Opera, nel Teatro intestato a Marco Pannella, si è svolto un ricordo di Mariateresa Di Lascia, a settant’anni dalla sua nascita, a trenta da quando è venuta a mancare. In un carcere, nel primo luogo, forse, dove la fondatrice di Nessuno tocchi Caino avrebbe voluto essere ricordata, gli interventi che le sarebbero forse piaciuti di più sono stati quello di un detenuto e quello di un “detenente”. Sia il condannato al “fine pena mai” Giuseppe Lucchese sia il Direttore del carcere Silvio Di Gregorio sono rimasti incantati, l’uno dalla “immortalità”, l’altro dalla “compresenza” di Mariateresa di Lascia, ancora viva per entrambi nell’opera ultratrentennale della sua creatura politica e civile: Nessuno tocchi Caino. Questa settimana, proponiamo in questa pagina l’intervento del condannato all’ergastolo.
agi.it, 9 settembre 2024
Attualmente, solo il 33% dei detenuti in Italia è coinvolto in attività lavorative, di cui l’85% alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, spesso in ruoli 2 a basso valore aggiunto. La promozione della reintegrazione sociale dei detenuti attraverso l’istruzione, la formazione e l’accesso al lavoro è quindi più urgente che mai secondo quanto emerge dal Paper “Recidiva Zero. Istruzione, Formazione e Lavoro in Carcere: dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema”, realizzato da TEHA per conto del CNEL - Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, presentato a Cernobbio.
di Paolo Moretti
La Provincia di Como, 9 settembre 2024
In vigore le nuove norme della riforma voluta dal ministro Carlo Nordio. Il presidente delle Camere Penali: “Giusto avere più garanzie”. Arrestare diventa più difficile. O, meglio, prima di procedere all’arresto d’ora in avanti bisognerà informare l’indagato che su di lui pende una richiesta di custodia cautelare e interrogarlo. E solo dopo, nel caso, procedere all’arresto. Una riforma, voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che fa discutere. E, soprattutto, rischia di creare non poco scompiglio nelle Procure, in particolare per le indagini con più indagati.
di Valentina Maglione
Il Sole 24 Ore, 9 settembre 2024
La relazione della Giustizia al Parlamento misura l’impatto delle novità introdotte dalla riforma Cartabia per migliorare l’effettività delle sanzioni patrimoniali, dirette o sostitutive. Le pene pecuniarie guadagnano spazio e inizia a migliorare la loro effettività. Lo rivelano le statistiche pubblicate dal ministero della Giustizia che, nella relazione presentata nelle scorse settimane al Parlamento sullo stato dell’esecuzione delle pene pecuniarie, misura l’impatto delle novità introdotte dalla riforma Cartabia (decreto legislativo 150/2022) per migliorare l’effettiva esecuzione delle sanzioni patrimoniali.
di Fabio Fiorentin
Il Sole 24 Ore, 9 settembre 2024
La relazione al Parlamento sull’attuazione della riforma Cartabia in materia di pene pecuniarie consente - pur alla luce della necessariamente limitata serie storica dei dati resi disponibili dalla rilevazione statistica - di abbozzare alcune prime osservazioni. Anzitutto, il trend in rapida ascesa del totale delle condanne a pena sostitutiva pare confermare le potenzialità applicative delle nuove sanzioni introdotte dal 3o dicembre 2022 e, in prospettiva, la loro efficacia anche sul versante deflattivo del carico processuale dei tribunali, mentre aumenterà specularmente quello gravante sugli uffici di sorveglianza, incaricati della gestione di un numero sempre maggiore di esecuzioni.
di Antonella Di Bartolo*
Il Foglio, 9 settembre 2024
Commemorare gli eroi uccisi nella guerra ai boss non basta. Le strade di Palermo abbandonate dallo Stato. La prospettiva di una preside di Sperone, quartiere piagato da illegalità e spaccio. Ci sono almeno tre modi diversi per parlare dell’inizio di un nuovo anno scolastico. Uno scaturisce dai ricordi, dalla nostalgia per il batticuore ogni anno diverso perché diverse ne erano le ragioni, dal ritrovare lo sguardo del compagno o della compagna di cui eravamo innamorati o le attese per tutto il nuovo da venire. Un altro approccio fa leva sulle “emergenze”, in realtà mali incancreniti che puntualmente si ripropongono ogni anno.
- A Palermo, tra le strade di don Puglisi: sfregi e degrado non piegano chi resiste
- Milano. Ipm Beccaria, tre detenuti evasi in un solo giorno
- Rimini. Emergenza carceri: le forze di maggioranza portano proposte in Consiglio comunale
- Cuneo. Da rapinato ad aiutante dei detenuti nell’orto del carcere: la storia di Dino Rossetti
- Bologna. I condannati nelle Comunità educanti. Una mostra in Assemblea legislativa