di Enrico Costa
Il Dubbio, 8 settembre 2024
Non si placano le polemiche dopo che due giorni fa in Cdm è stata approvata la norma che cambia l’art 114 del codice penale, impedendo la pubblicazione anche solo di estratti delle ordinanze di custodia cautelare. Per Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, “l’informazione per essere libera deve essere anche chiara e completa. Non è un privilegio dei giornalisti, ma un diritto costituzionale dei cittadini. Descrivere con precisione, citando i documenti, perché una persona viene arrestata non viola la presunzione di innocenza”.
Il Dubbio, 8 settembre 2024
Nel ricorso, si obietta che in passato il detenuto non sia mai riuscito a ottenere un permesso premio. Da uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro, tanto da essere l’unico ad avere il numero di cellulare del boss, a bibliotecario del museo di Santa Chiara a Sulmona. Il Tribunale dell’Aquila ha concesso all’ergastolano Leonardo Ciaccio la misura alternativa alla detenzione di un “distacco”, in regime di semilibertà e a titolo di volontariato, nel polo museale abruzzese. Provvedimento al quale si è opposta la Procura generale aquilana, che ha chiesto alla Cassazione di annullare l’ordinanza.
di Paola Rossi
Il Sole 24 Ore, 8 settembre 2024
Il divieto di avvicinare la parte lesa discende dalla sostituzione della detenzione breve e dalla natura del reato. Non si tratta di una facoltà del giudice preclusa dal patteggiamento. Il giudice può inserire nel patteggiamento che preveda l’applicazione di una pena sostitutiva il divieto di avvicinamento alla parte lesa e anche se tale misura non è stata oggetto dell’accordo tra le parti. Ciò discende dall’obbligatoria previsione di divieti e obblighi per il condannato con pena sostitutiva. La Corte di cassazione penale - con la sentenza n. 33860/2024 - ha respinto il ricorso del condannato che riteneva illegittima la sentenza del Gup che, oltre a comminare la pena sostitutiva concordata, aveva aggiunto la prescrizione del divieto di avvicinarsi alla vittima non contemplata dall’accordo. Riteneva il ricorso che tale prescrizione fosse solo facoltativa e che quindi vista l’immodificabilità dell’accordo raggiunto tra imputato e pubblico ministero il giudice avesse violato le regole del patteggiamento.
di Samuele Arnone
ilsicilia.it, 8 settembre 2024
Situazione degli istituti penitenziari siciliani: abbiamo parlato con Santi Consolo, Garante regionale per la tutela dei diritti dei detenuti. Le carceri siciliane, così come nel resto del Paese, vivono una situazione di emergenza strutturale e organizzativa. Lo evidenzia il dottor Santi Consolo, Garante per i detenuti in Sicilia, che descrive un quadro preoccupante, pur riconoscendo un dato positivo: il tasso di suicidi tra i detenuti siciliani è inferiore rispetto alla media nazionale, meno della metà rispetto alle altre regioni italiane. “La situazione è pressoché carente. L’unico dato positivo è che il numero dei suicidi, in proporzione alla popolazione detentiva, è nettamente inferiore a quello di altre regioni italiane” dichiara Consolo. Tuttavia, su altri fronti, la situazione è tutt’altro che incoraggiante.
Gazzetta del Sud, 8 settembre 2024
Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da 30 anni impegnato sul dramma delle carceri, interviene su “questa tragica emergenza delle prigioni che continua purtroppo a far registrare ogni anno un numero impressionante di suicidi e situazioni di grave disagio, in tanti casi particolarmente grave, disumana e inaccettabile. Basta far parlare i numeri per avere un’idea del quadro allarmante che si registra in tutto il Paese, compresa la Calabria. In Italia a fine luglio 2024 risultano 14.500 detenuti oltre i posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, 70 suicidi fra i detenuti e 7 fra gli agenti. Questo, ripeto, solo nel 2024.
di Andrea Gianni
Il Giorno, 8 settembre 2024
Youssef Barsom, arrestato per la rapina di una collanina, sarebbe tornato libero la prossima settimana. Secondo la prima ricostruzione il suo gesto era una forma di protesta contro il sovraffollamento dell’istituto. Sarà sentito già domani il compagno di cella di Youssef Barsom deceduto per un incendio la cui dinamica è ancora da chiarire. L’incendio è divampato, quasi sicuramente da un materasso, nella stanza che Youssef Mokhtar Loka Barsom, il 18enne di origini egiziane, condivideva con l’altro detenuto, che è riuscito a salvarsi ed è ora indagato. Solo lui potrà aiutare a capire cosa è veramente successo. Forse le fiamme sono state innescate dai due detenuti per protesta o forse per un tragico incidente: la dinamica esatta - che presuppone anzitutto il capire come un accendino possa essere finito in cella - deve ancora essere chiarita dai pm che hanno aperto un’indagine conoscitiva. Intanto in queste ore sembra ormai chiaro che Youssef che soffriva di gravi disturbi della personalità e non avrebbe dovuto stare in una cella senza sorveglianza non si sia suicidato. Si tratta di una tragedia di cui si dovranno accertare bene i contorni. Secondo le prime ricostruzioni, il rogo si sarebbe sviluppato intorno alla mezzanotte tra giovedì 5 e venerdì 6 settembre. Ad appiccare l’incendio sarebbe stato il 18enne, nato in Egitto il 5 febbraio 2006, insieme al suo compagno di cella. Un gesto non raro, che solitamente viene compiuto in segno di protesta. E che stavolta potrebbe essere stato un boomerang per i detenuti, devastati dalle fiamme. Gli agenti della polizia penitenziaria intervenuti sono riusciti però a mettere in salvo solamente il compagno di cella della vittima, che ha riportato una lieve intossicazione: non c’è stato invece nulla da fare per Youssef, rimasto intrappolato nel rogo e ritrovato ormai carbonizzato.
di Giorgia Venturini
fanpage.it, 8 settembre 2024
L’avvocata che difendeva il 18enne morto carbonizzato in carcere a Milano aveva ottenuto la fissazione urgente dell’udienza per la prossima settimana. Youssef Moktar Lota Baron è il ragazzo 18enne morto al carcere di San Vittore a Milano avvolto dalle fiamme. Qui ci era entrato dopo essere stato ritenuto responsabile dello scippo di una collanina a una signora davanti alla Stazione Centrale. Era in attesa di processo. Non era la prima volta che si trovava davanti a un giudice: sempre per rapina si era occupato il Tribunale dei Minori ma in più volte era stato riconosciuto il totale vizio di mente e questa perizia lo rendeva inconciliabile con la vita del carcere. Da allora era finito in cinque diverse comunità.
agensir.it, 8 settembre 2024
La Comunità di Sant’Egidio di Milano esprime “profondo dolore” davanti alla morte di Youssef Mokhtar Loka Barsom, ragazzo diciottenne che nella notte tra il 5 e il 6 settembre ha perso tragicamente la vita nell’incendio scoppiato nella cella in cui era detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. “La sua morte è un grido di dolore non isolato che emerge dalle carceri italiane, una evidenza che è impossibile non ascoltare e una denuncia drammatica rivolta all’intero Paese per le condizioni che molti uomini e donne stanno vivendo”, dice la Comunità di Sant’Egidio di Milano, che denuncia tutto quello che aggrava la situazione in cui versano le carceri.
adnkronos.com, 8 settembre 2024
Il bilancio delle morti in carcere non si ferma. Nella notte tra giovedì e venerdì l’ennesima vittima, un 18enne morto carbonizzato dopo aver appiccato fuoco ad un materasso. Un problema esacerbato dalle condizioni in cui versano gli istituti penitenziari italiani: nel carcere di San Vittore il tasso di sovraffollamento ha sforato il 247%. Nella struttura sono rinchiusi 1.100 detenuti, ma i posti disponibili sono solamente 445. E sono pochi anche gli agenti di polizia penitenziaria: 580 quando ne servirebbero almeno 700. “Ci sono troppe persone nella stessa cella e poco staff per seguire con un percorso strutturato i detenuti. Manca lo spazio vitale - dice all’Adnkronos Valeria Imbrogno, psicologa che lavora nelle carceri milanesi - Già solamente avere una cella singola cambia totalmente la qualità di vita di un detenuto”.
di Giovanna Augusta de’ Manzano*
triesteprima.it, 8 settembre 2024
Il decreto “Carceri” del luglio scorso, ora convertito in legge, ha come obiettivo l’“umanizzazione carceraria” e dice di voler intervenire su più fronti, tra cui: l’alternativa della pena in Comunità per accogliere alcune tipologie di detenuti (per esempio per quelli senza domicilio ove poter scontare la detenzione domiciliare); l’assunzione di personale di Polizia penitenziaria (mille unità entro il 2026); la semplificazione e la velocizzazione delle procedure per concedere la liberazione anticipata; infine un aumento delle telefonate per i detenuti. Ciò detto, gli Uffici di Sorveglianza, non solo in Regione, sono al collasso e lì rimangono anche post decreto.
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