di Paolo Dell’Oca
arche.it, 12 settembre 2024
Abbiamo intervistato il magistrato Francesco Maisto, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano e componente dell’Osservatorio per il diritto allo studio in carcere dell’Università Statale di Milano, per avere uno sguardo autorevole e appassionato sulla situazione delle persone detenute in Italia.
di Maurizio Carucci
Avvenire, 12 settembre 2024
Attualmente, solo il 33% dei detenuti in Italia è coinvolto in attività lavorative, di cui l’85% alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria. Anche lo sport può aiutare il reinserimento dei detenuti. Lavoro, formazione. E anche lo sport. Sono gli ingredienti per battere la recidiva nelle carceri. Attualmente, solo il 33% dei detenuti in Italia è coinvolto in attività lavorative, di cui l’85% alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, spesso in ruoli a basso valore aggiunto. È uno dei dati emersi dal paper Recidiva Zero. Istruzione, Formazione e Lavoro in Carcere: dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema realizzato da Teha per conto del Cnel-Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. La promozione della reintegrazione sociale dei detenuti attraverso l’istruzione, la formazione e l’accesso al lavoro è quindi “più urgente che mai”. Secondo il paper, l’assenza di opportunità lavorative per i detenuti priva lo Stato di un possibile ritorno sul Pil fino a 480 milioni di euro. Stando alle proiezioni di Teha, in un primo scenario ipotetico, mantenendo invariato il numero di detenuti, se la percentuale di detenuti occupati in attività lavorative aumentasse al 60%, con l’85% di essi ancora impiegato presso l’amministrazione penitenziaria in attività a basso valore aggiunto, il ritorno sul Pil ammonterebbe a 288 milioni di euro.
di Manuela Perrone
Il Sole 24 Ore, 12 settembre 2024
Approvata la norma che punisce con la reclusione “chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata”. Dal “terrorismo di parola” ai blocchi stradali, fino all’”occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui”, la Camera ha approvato ieri molti dei nuovi reati introdotti dal disegno di legge Sicurezza, approvato dal Consiglio dei ministri a novembre dello scorso anno e approdato in Aula dopo un lungo iter nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia e aspre divisioni, anche nella maggioranza.
di Errico Novi e Valentina Stella
Il Dubbio, 12 settembre 2024
Gli azzurri rinunciano all’emendamento che avrebbe evitato il carcere ai neonati. Si solo al “monitoraggio”. Slitta ancora il voto finale sul Ddl Sicurezza. È finita con un dietrofront. Che sa di mesta rassegnazione, e sul quale Roberto Giachetti, giustamente, maramaldeggia: “Forza Italia nel giro di poche ore è passata dallo Ius scholae allo ius carcere”. Battuta regolare, quindici zero, verrebbe da dire con una citazione vanziniana. Niente da fare per la proposta con cui gli azzurri hanno tenuto in sospeso il ddl Sicurezza (l’esame di Montecitorio proseguirà anche oggi) e hanno tentato di addolcire, almeno, la norma che cancella l’obbligo di differire la pena per le donne con figli fino a 3 anni d’età. Si rischiava un patatrac serissimo, nella maggioranza.
di Serena Riformato
La Stampa, 12 settembre 2024
“L’estate dei diritti” di Forza Italia scolorisce alla prova dell’aula di Montecitorio. Sullo Ius scholae e le madri detenute, il partito di Antonio Tajani cede il passo alla linea imposta da Lega e FdI. Durante l’esame sul disegno di legge Sicurezza, i deputati azzurri votano contro tutti gli emendamenti delle opposizioni sulla cittadinanza. Compreso il testo di Azione per legare lo Ius scholae al compimento di un ciclo di studi di almeno dieci anni, come proposto dai forzisti. “Serve una riforma complessiva, ci stiamo lavorando”, promette il deputato di Forza Italia Paolo Emilio Russo. Ma non sarà l’unico dietrofront della giornata. Dopo ore di risposte evasive e trattative, Forza Italia rinuncia ad ammorbidire la norma sulle madri detenute.
di Donatella Stasio
La Stampa, 12 settembre 2024
“La campagna d’autunno dei giudici contro il governo è già cominciata” ci informa la propaganda di destra-centro. All’armi, all’armi, gridano dalle trincee e dal quartier generale di palazzo Chigi contro i giudici politicizzati che, in combutta con alcuni media, complotterebbero per sovvertire l’ordinamento democratico. A sentire Giorgia Meloni e il suo cerchio magico, il rischio di un golpe giudiziario incombe e la parola d’ordine è fermare e silenziare i presunti golpisti con ogni mezzo. Ma è proprio così?
di Chiara Daina
Corriere della Sera, 12 settembre 2024
Mentre aumentano i casi di violenza sulle donne in Italia, ci sono 94 centri dove sono già stati seguiti oltre 4mila uomini maltrattanti. Dal 2019, il Codice Rosso prescrive per chi ottiene la sospensione della pena l’obbligo di seguire un percorso di recupero. Ma serve un numero verde e gli esperti sollecitano procedure uniformi. La violenza degli uomini sulle donne va affrontata anzitutto mettendo in sicurezza le vittime. Ma è anche importante offrire percorsi preventivi e riabilitativi ai tanti che arrivano ad alzare le mani contro la partner, che la offendono, la svalutano ed esercitano forme di controllo su di lei. Per contrastare questa emergenza sociale - sono 12,5 milioni le donne adulte che hanno riferito di aver subito molestie fisiche e verbali almeno una volta nella vita - servono dunque specifici centri riabilitativi distribuiti su tutto il territorio per chi commette abusi e maltrattamenti contro il genere femminile.
di Paola Rossi
Il Sole 24 Ore, 12 settembre 2024
Non è abnorme il diniego del Gip alla richiesta del Pm di incidente probatorio quando la parte offesa maggiorenne non mostra rischi di vittimizzazione secondaria all’acquisizione dibattimentale della prova. È legittimo il no del Gip alla richiesta del pubblico ministero di incidente probatorio in ordine all’ascolto anticipato della vittima di violenza sessuale per la quale l’ordinanza di diniego escluda lo stato di vulnerabilità. Non scatta alcuna abnormità - come lamentava il ricorso della Procura - per il provvedimento che di fatto decide di non anticipare la raccolta della prova, lasciandola riservata alla naturale sede dibattimentale. Infatti, come spiega la Cassazione, una siffata decisione non determina alcuna stasi strutturale del processo. Ma soprattutto i giudici di legittimità chiariscono che il Gip investito della richiesta di incidente probatorio detiene una piena discrezionalità sull’applicazione o meno della norma che consente di assumere la testimonianza anticipata della parte offesa al fine di evitare fenomeni di vittimizzazione secondaria. Ancor di più se, come nel caso deciso, il Gip ha negato l’incidente probatorio relativamente a una vittima maggiorenne e di cui, con adeguata motivazione, ha escluso la sussistenza di uno stato di vulnerabilità della stessa.
di Francesco Machina Grifeo
Il Sole 24 Ore, 12 settembre 2024
I giudici amministrativi hanno così accolto il ricorso dell’Ici, Imprenditori Canapa Italia, fissando l’udienza di merito per il prossimo 16 dicembre. Il Tar del Lazio, ordinanza n. 4234 pubblicata oggi, ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd) nella tabella delle sostanze stupefacenti. I giudici amministrativi hanno così accolto il ricorso dell’Ici, Imprenditori Canapa Italia, fissando un’udienza di merito il prossimo 16 dicembre. In particolare, con motivi aggiunti presentati il 28 agosto scorso, Ici aveva chiesto anche l’annullamento previa sospensione dell’efficacia del decreto del Ministero della Salute del 27 giugno 2024 (in GU n. 157 del 6.07.2024) avente ad oggetto “Aggiornamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al Dpr 9 ottobre 1990, n. 309.
di Mirko Mazzali*
milanoinmovimento.com, 12 settembre 2024
Una frase diventata famosa dice “non ci hanno visti arrivare”, parafrasandola si può dire che il governo non ha visto arrivare i suicidi nelle carceri, non ha visto arrivare le inchieste giudiziarie su quello che avviene nelle prigioni, non ha visto arrivare la situazione degli istituti penali minorili. Non hanno visto arrivare nulla perché di carceri non si sono mai occupati… per fortuna viene da dire! Non si sono quindi accorti che i provvedimenti legislativi che hanno via via approvato avevano come risultato di aumentare a dismisura le persone ristrette e il sovraffollamento, vedasi il decreto Caivano. Se poi pensi di “intimorire” i detenuti prevedendo un aumento di pena per i reati commessi all’interno degli istituti penitenziari e intervieni non con un indulto o una amnistia, ma depenalizzando l’abuso di ufficio, dimostri di non capire il problema, ammesso e non concesso che il fatto non sia intenzionale…
- Perugia. L’arcivescovo Maffeis: “Subito le Rems per i detenuti con problemi psichiatrici”
- Roma. Giubileo, ai detenuti la pulizia delle strade
- Siracusa. Nuove attrezzature per gli ambulatori delle carceri
- Napoli. Le ceramiche d’arte per il riscatto dei ragazzi di Nisida
- Milano. Perché il carcere ci riguarda tutti. Il panel “Fine pena ora”, nell’ambito del Tempo delle Donne.