di Francesca Visentin
Corriere della Sera, 23 maggio 2022
Madre uccisa, padre suicida o in carcere: il dramma di “chi resta”. Ecco il progetto “A braccia aperte” per figli e famiglie affidatarie che coinvolge regioni, Università, centri antiviolenza, enti del Terzo settore, e ha un finanziamento di un milione e 750mila euro in 4 anni.
di Carlo Bonini
La Repubblica, 23 maggio 2022
Il “metodo Falcone” sta prevalendo sulla cultura della convivenza con i clan. Ma la strada è lunga. Gli anniversari sono materia friabile e delicata. Essenziali nella costruzione e disciplina della memoria, eppure, e insieme, permeabili al rischio di trasformare la ritualità del ricordo in un simulacro. A maggior ragione nel giorno in cui, a distanza di trent’anni, e come accade ogni anno, torniamo a inchinarci sul ciglio del cratere di Capaci e sulla devastazione di via D’Amelio, acme della stagione stragista di Cosa nostra e punto di svolta della nostra storia repubblicana. Politica e civile. Per questo, nello speciale che Repubblica dedica oggi a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a Francesca Morvillo e agli agenti delle loro scorte, a quella spaventosa estate siciliana del 1992, lo sforzo è stato ed è quello di sottrarli alla fissità dell’istante in cui le loro vite vennero strappate.
di Salvo Palazzolo
La Repubblica, 23 maggio 2022
Trent’anni dopo, quel cratere sull’autostrada di Capaci è ancora una voragine piena di misteri. Ecco l’ultimo. La sera del 23 maggio 1992, un camionista telefonò al numero verde dell’Alto commissariato per la lotta alla mafia: “Ieri, c’erano tre operai che stavano lavorando proprio lì dove hanno ammazzato il giudice Falcone - disse - e mi è sembrato strano, perché erano le 19.30, e poi avevano una tuta giallina troppo pulita per essere un fine settimana”.
di Roberto Saviano
Corriere della Sera, 23 maggio 2022
Fu lui a mostrare una criminalità finanziaria prima che sanguinaria. Perché gran parte della politica europea ignora il problema?
di Giuseppe Pignatone
La Repubblica, 23 maggio 2022
Lo Stato ha reagito nel rispetto delle regole. E si è rivelato decisivo anche l’apporto della società civile. Trent’anni fa 500 chili di esplosivo facevano saltare in aria un tratto dell’autostrada Palermo-Punta Raisi, provocando la morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli uomini della scorta. Meno di due mesi dopo, l’esplosione in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e altri cinque appartenenti alla Polizia di Stato. Le stragi di Capaci e di via D’Amelio hanno segnato il punto più alto della sfida lanciata allo Stato dalla Cosa nostra corleonese, un assalto che sarebbe continuato a maggio-luglio 1993 con le bombe di Roma, Firenze e Milano.
di Gian Carlo Caselli
La Stampa, 23 maggio 2022
L’anniversario della morte di Giovanni Falcone (23 maggio 1992) e di Paolo Borsellino (19 luglio) ci interpella sull’eredità delle vittime di mafia. Lo storico Salvatore Lupo sostiene che dal loro martirio nasce la sorpresa che in un’Italia senza senso della patria e dello stato, ci siano soggetti disposti a morire per il loro dovere, per questa patria e per questo stato.
di Federico Cafiero de Raho
La Repubblica, 23 maggio 2022
La lotta al crimine deve essere transnazionale. E la verità sulle stragi è un obbligo del Paese. Trent’anni sono trascorsi dalle stragi di Capaci e via D’Amelio. Scene di guerra che il nostro Paese, in tempo di pace, non aveva mai vissuto. Non le dimenticheremo mai. Due magistrati e le loro scorte furono uccisi. Quei magistrati avevano rappresentato il rigore della lotta a Cosa nostra e avevano espresso una strategia di contrasto, come non era mai stata attuata. Cosa nostra aveva deciso “di fare la guerra allo Stato, colpendolo nel cuore delle istituzioni”. Il disegno sovversivo proseguì con le stragi continentali di Roma, Firenze, Milano. I processi celebrati a Caltanissetta e a Firenze hanno evidenziato che di quelle stragi fu mandante ed esecutore Cosa nostra.
di Ilario Balì
ilreggino.it, 23 maggio 2022
L’iniziativa nata in collaborazione con gli ambiti territoriali di Locri e Caulonia e altri enti del terzo settore. Un’occasione per rendere pubblici i risultati del progetto realizzato dall’Ufficio di esecuzione penale esterna di Reggio Calabria a cui hanno partecipato 7 detenuti del carcere di Locri in stato di semi libertà e finalizzati a far loro conoscere i percorsi di riparazione degli effetti dei reati e la costruzione di relazioni sociali. Fondamentale, in tal senso, la collaborazione prestata dalla comunità locale rappresentata dagli assistenti sociali degli ambiti di Locri e di Caulonia ed altri enti del territorio calabrese appartenenti al terzo settore. “L’idea è proprio il fulcro della giustizia riparativa - ha espresso Alessandra Mercantini, pedagogista e mediatore penale - che vede oltre l’errore l’essere umano che deve essere riaccolto. Abbiamo lavorato insieme per fare in modo che quella rieducazione che il carcere aveva dato si traduca successivamente in risocializzazione”.
luccaindiretta.it, 23 maggio 2022
Questo martedì (24 maggio) alcune classi degli istituti superiori della provincia visiteranno il carcere di Lucca. Educare i ragazzi alla legalità coinvolgendo gli istituti secondari del territorio provinciale, per parlare di giustizia e costituzione. E’ in dirittura d’arrivo il progetto Legalità, si riparte! realizzato in stretta collaborazione tra la sede della camera penale di Lucca e l’ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara, che si concluderà questo martedì (24 maggio) alle 12 alla casa circondariale di Lucca in via San Giorgio.
di Lorenzo De Cicco
La Repubblica, 23 maggio 2022
A Montecitorio c’è una proposta di legge sulla possibilità di coltivare “quattro piantine” per uso personale, mentre a Palazzo Madama il ddl gradito a Salvini punta all’opposto: “tolleranza zero” anche per lievi entità. Un regolamento stabilisce che “vince” la proposta fatta prima.
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