di Giovanni Negri
Il Sole 24 Ore, 13 giugno 2019
Anche lo straniero pregiudicato può avere diritto al permesso di soggiorno per accudire il figlio minore in Italia. A queste conclusioni arrivano le Sezioni unite civili della Cassazione, con la sentenza n. 15750 depositata ieri. Il principio di diritto messo a punto dalla pronuncia stabilisce che, per quanto riguarda l'autorizzazione all'ingresso o alla permanenza in Italia del familiare di un minore straniero già presente sul territorio nazionale, una decisione negativa non può essere diretta conseguenza di una precedente condanna. Neppure se questa è stata inflitta per uno dei reati che il Testo unico dell'immigrazione considera impedimento all'ingresso o soggiorno dello straniero.
Semmai, la condanna "è destinata a rilevare, al pari delle attività incompatibili con la permanenza in Italia, in quanto suscettibile di costituire una minaccia concreta e attuale per l'ordine pubblico o la sicurezza nazionale, e può condurre al rigetto dell'istanza di autorizzazione all'esito di un esame circostanziato del caso e di un bilanciamento con l'interesse del minore". La sentenza invita il giudice che sarà chiamato a decidere sulla domanda di ingresso per un periodo determinato ad accertare in prima battuta l'esistenza di gravi motivi collegati con lo sviluppo psicofisico del minore.
Esaurito questo accertamento in maniera positiva, davanti al fatto che il familiare che ha presentato la richiesta emerge anche come colpevole di attività incompatibili con la presenza in Italia, l'autorità giudiziaria potrà negare l'autorizzazione solo dopo una valutazione complessiva svolta in concreto e non in astratto sul bilanciamento tra i i diversi interessi. Quello del minore a potere godere dell'assistenza del familiare e quello dello Stato alla protezione dell'ordine pubblico e della sicurezza.
In questo senso vanno, oltre che le sentenze della Corte costituzionale, anche i riferimenti internazionali. E, in particolare, l'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo nella sua applicazione da parte della Corte di Strasburgo. Infatti, la giurisprudenza è concorde nel ritenere da una parte che lo straniero non ha un diritto assoluto a entrare o risiedere in un determinato Paese, ammettendo quindi che lo Stato possa espellerlo se condannato per reati puniti con la pena detentiva, e, tuttavia, dall'altra, quando nel Paese dove lo straniero intende soggiornare vivono i componenti della sua famiglia occorre bilanciare il diritto alla vita familiare con quello dello Stato. Per questo esame, possono pesare la distanza di tempo dalla commissione del reato, la gravità dello stesso, la condotta di chi ha fatto domanda e la sua condizione familiare.
La Repubblica, 13 giugno 2019
Si apprestano a vivere l'ennesima estate senza acqua gli oltre mille detenuti reclusi a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), istituto penitenziario che sconta questa carenza da decenni. Da una recente visita dell'associazione Antigone nel carcere risulta, infatti, che nonostante i fondi messi a disposizione per i lavori di allaccio alla rete idrica cittadina, dentro e fuori le mura, "non si prevedono - rivela l'associazione - tempi brevi" per la fine dei lavori.
La Regione Campania ha trasferito al comune di Santa Maria Capua Vetere 2 milioni di euro di fondi europei. Il progetto esecutivo è stato presentato ma bisogna ancora indire la gara d'appalto europea. Nei mesi estivi "la situazione è intollerabile", sostiene Antigone anche se la direzione del carcere ha spiegato che lo scorso anno "non si sono riscontrati problemi seri". Anche quest'anno, intanto, per il mancato allaccio sarà necessario servirsi di un pozzo semiartesiano con impianto di potabilizzazione, auspicando che l'estate non sia troppo torrida.
L'istituto, infatti, dista solo 600 metri dal vicino stir e "soprattutto d'estate - denuncia Antigone - fa sì che si debba sopportare un olezzo nauseabondo dovuto allo stoccaggio ed al trattamento dei rifiuti". È dello scorso novembre l'ultimo devastante incendio a uno dei capannoni dello stabilimento di tritovagliatura e imballaggio di rifiuti di Santa Maria che, per il forte impatto ambientale, portò il governo a dichiarare guerra ai roghi in terra dei fuochi e molte istituzioni locali, cittadini e comitati, dopo le fiamme, denunciarono un avvenuto "disastro ambientale".
Il Messaggero, 13 giugno 2019
Rissa tra detenuti italiani e nigeriani all'interno del carcere di Vazia. "La situazione è stata davvero pericolosa", denuncia il segretario nazionale del Lazio del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe Maurizio Somma. "Nel pomeriggio si sono fronteggiati due fazioni di detenuti italiani contro nigeriani all'interno della Sezione detentiva G3. Un detenuto italiano è ricoverato in ospedale a seguito delle botte che ha preso.
Il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari ha fatto sì di riportare tutto alla calma. Diversi genti sono stati richiamati a casa e si sono precipitati in servizio dimostrando buonsenso e spirito di corpo. Forse, il pretesto del furioso pestaggio tra i detenuti a Rieti è tra i più futili, ossia l'incapacità di convivere - seppur tra le sbarre - con persone diverse. O forse le ragioni sono da ricercare in screzi di vita penitenziaria o in sgarbi avvenuti fuori dal carcere. Fatto sta che si è scatenata una pericolosa rissa che ha coinvolto ancora una volta i poliziotti penitenziari, a cui il Sappe rivolge espressioni di vicinanza e solidarietà".
Nell'istituto penitenziario di Rieti la protesta è ampiamente rientrata. Sono stati già attivati gli interventi necessari e tutti i detenuti sono rientrati dai passeggi. All'origine della protesta, gli strascichi di una colluttazione verificatasi ieri fra detenuti italiani e africani.
Il Provveditorato regionale del Lazio-Abruzzo-Molise ha comunque già disposto, ai sensi della circolare del Capo del Dap sul trasferimento di detenuti per motivi di sicurezza, 19 trasferimenti ad altri istituti del distretto: 7 nigeriani sono stati già trasferiti nel pomeriggio di oggi e 12 italiani saranno trasferiti domani.
cn24tv.it, 13 giugno 2019
Ha parlato del consolidamento della comunicazione e della collaborazione traenti e amministrazione penitenziaria, Federico Ferraro, il garante dei detenuti di Crotone, nella sua relazione fatta in occasione del consiglio comunale. E il garante ha espresso viva soddisfazione l'arrivo in carcere dell'app Skype. Da aprile è infatti arrivato il sistema che permette alle famiglie di poter colloquiare con i cari detenuti in carcere.
Rapporto collaborativo che Ferraro afferma di avere anche con Forze dell'ordine e l'Autorità giudiziaria. Nel corso del suo discorso ha inoltre illustrato le situazioni di criticità nella struttura. È partito dal numero di detenuti nel carcere cortonese: "130 persone, di cui il 60% sono stranieri; le Sezioni sono 3, tutte di Media Sicurezza".
Poi ha illustrato le criticità, come le "difficoltà di comunicazione per i detenuti stranieri per carenze di mediatori linguistici"; è stata lamentata dai detenuti "una carenza saltuaria del servizio di riscaldamento, rispetto all'orario previsto". A più riprese è stato richiesto "un collegamento permanente tra la casa circondariale e la città di Crotone".
Altra urgenza è il "reinserimento lavorativo, a tal proposito risultato positivo è la conclusione della fase burocratica della Convenzione per lo svolgimento dei lavori socialmente utili, e del lavoro gratuito previsto dall'ordinamento penitenziario. Sono certo che l'Amministrazione comunale e il Consiglio, che si sono attivati con solerzia per l'istituzione del Garante dei detenuti e per l'avvio della sua operatività, vi daranno al più presto piena attuazione ".
Per quanto riguarda le celle di ricovero per motivi sanitari al San Giovanni di Dio, come Garante Ferraro ha fatto "sopralluoghi ispettivi, già in presenza dell'Autorità nazionale in visita a Crotone lo scorso settembre, accolta insieme al Presidente del Consiglio Serafino Mauro", e ha raccomandato "la dotazione di biancheria per garantire una decorosa degenza, possibilmente un punto per l'appoggio di effetti personali del detenuto, ed il potenziamento una postazione lavorativa congrua anche per il personale di Polizia penitenziaria."
Durante la Conferenza dei Garanti territoriali dello scorso 19 ottobre, Ferraro ha esplicitato al Capo Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria "le problematiche non trascurabili su scala nazionale quali: la carenza delle camere di sicurezza, la più generale, grave situazione del sovraffollamento carcerario, causa questa di numerosi ed intollerabili suicidi in diverse aree geografiche del nostro Paese. Come pure le carenze di organico nell'ambito della DAP e della Polizia, a tal proposito è stato assunto l'impegno una richiesta di assunzioni straordinarie per un totale di 1300 unità che ricoprano tali carenze di unità lavorative".
potenzanews.net, 13 giugno 2019
Ieri mattina il Prefetto di Potenza, Annunziato Vardè, ha ricevuto in Prefettura il Direttore della Casa Circondarle di Potenza, Maria Rosaria Petraccone, accompagnata dal Commissario Coordinatore, Arianna Bosso, e dal Funzionario, Giuseppe Palo. Il Direttore Petraccone ha voluto porgere gli auguri di un buon lavoro a nome dell'Amministrazione Penitenziaria, nello spirito di collaborazione in continuità con l'importante azione di coordinamento messa in campo in questi anni tra Prefettura e Casa Circondariale.
Durante l'incontro, al Prefetto sono state presentate tutte la iniziative portate avanti dall'Amministrazione Penitenziaria Regionale con il Provveditore Carmelo Cantone e, in particolare, le azioni promosse dalla Direzione della Casa Circondariale di Potenza in progetti di inclusione sociale e lavorativa per i detenuti e di percorsi formativi a favore del benessere del personale.
Il Prefetto si è compiaciuto per la ricchezza di iniziative portate avanti dall'Istituto Penitenziario del capoluogo e ha assicurato tutta la collaborazione possibile. Un particolare ringraziamento è stato rivolto agli uomini e alle donne della Polizia Penitenziaria e del comparto ministeri, per il contributo che, con il loro intenso e difficile lavoro, assicurano all'affermazione della giustizia e della sicurezza sociale.
edizionecaserta.com, 13 giugno 2019
A dare l'allarme sono stati i compagni di cella. Non rispondeva alle sollecitazioni e coloro che condividevano con lui la stanza hanno immediatamente capito che qualcosa di grave era accaduto. Se ne è andato via probabilmente per un malore Angelo S., il 38enne originario della zona di Caivano, trovato morto ieri mattina all'interno della Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
L'uomo era detenuto in quanto accusato di reati predatori (rapine nello specifico) commesse sul territorio di Caserta. Questa mattina alle 8 la tragica scoperta: immediati sono scattati i soccorsi dopo l'allarme dei compagni di cella, ma nè il personale della struttura carceraria nè il servizio d'emergenza sono riusciti a salvargli la vita. Nelle prossime ore la salma del 38enne dovrebbe essere restituita ai familiari per l'addio nella sua città natale.
L'Arena, 13 giugno 2019
Il carcere di Montorio diploma cinque nuovi tecnici di scuderia. Nella casa circondariale scaligera, diretta dalla dottoressa Maria Grazia Bregoli, i detenuti seguono appunto un corso, promosso dall'associazione Horse Valley, per ottenere il diploma di "Tecnico di scuderia": circa nove mesi di lezioni che culminano con una prova teorico-pratica tenuta da due esaminatori nazionali dell Aics (associazione italiana cultura e sport).
Proprio l'altro giorno, cinque detenuti hanno sostenuto l'esame finale con successo: per molti di loro il diploma è un segno di riscatto e di impegno, che può aprire la strada ad alcuni benefici e offrire una offerta futura di lavoro. Alcuni poi, prima di entrare in carcere vivevano in famiglie che possedevano dei cavalli: per loro questa attività rappresenta dunque un elemento di continuità con la vita prima dell'ingresso in carcere. Il tecnico di scuderia, infatti, si occupa non solo della pulizia dei box e dei cavalli ma impara a monitorarne le attività quotidiane, a individuare segni di stress o di problematiche fisiche, e a consigliare agli appassionati di equitazione l'approccio migliore, legato a una conoscenza specifica dell'assetto emotivo di ogni cavallo.
L'attività. Alcuni di loro si occupano quotidianamente di 3 cavalli (ma anche di pecore e galline) che vivono all'interno della casa circondariale, mentre un altro gruppo si ritrova settimanalmente nella zona maneggio del carcere per apprendere in un corso certificato dalla Aics l'arte del tecnico di scuderia, figura professionalmente ben definita che va al di là di quella che una volta era l'attività meno qualificata dello stalliere.
Non solo cavalli. Il corso è integrato da una attività di Yoga Kundalini guidata da insegnanti certificati del centro "Yoga Benessere Adi Shakti" di Verona. Grazie a esercizi di respirazione e di rilassamento, si favorisce così una interazione tra uomo e cavallo segnata da calma e tranquillità reciproche.
L'associazione. Da anni Corte Molon, con l'associazione "Horse Valley" diretta da Linda Fabrello, lavora nel campo del sociale utilizzando il cavallo in interventi assistiti per affrontare la disabilità e i problemi emozionali degli adolescenti. Ma anche per dare una maggiore qualità alla vita in carcere, preparando gruppi di detenuti della casa circondariale di Montorio a relazionarsi con il mondo animale.
viveremacerata.it, 13 giugno 2019
Venerdì 31 maggio all'Auditorium Ite "Alberico Gentili", in via Cioci, 6 a Macerata, è stato presentato il libro "La luna è dietro le sbarre, il mare ha il colore del sole" che ha preso forma dall'esperienza della scuola di istruzione per adulti nel carcere di Marino del Tronto.
Sono intervenuti gli autori, Glauco Giostra Ordinario di procedura penale, Facoltà di Giurisprudenza Università degli Studi di Roma La Sapienza e Francesco Petrelli dell'Unione delle Camere Penali Italiane. Ha moderato i lavori Riccardo Minnucci Videomaker di Popsophia.
Il progetto "La Scuola in Carcere" - ricorda la Dirigente scolastica del Centro Provinciale Istruzioni Adulti di Macerata Sabrina Fondato - si è svolto per la maggior parte nella casa circondariale di Marino del Tronto. Sono state raccolte brevi testimonianze riportate da parte di alcuni detenuti e di alcuni giovani migranti, riguardanti ricordi ed esperienze che ricostruiscono le loro storie di vita.
Il progetto rappresenta un tentativo di sviluppare un percorso di integrazione socio-culturale attraverso forme di scrittura partecipata, che ripercorra, attraverso la memoria, i momenti più importanti della vita delle persone che hanno accettato di coinvolgervisi. Le storie di vita sono state raccolte tramite incontri, interviste e laboratori di scrittura con i detenuti ed i migranti, che privilegiassero l'ascolto e l'empatia come atteggiamento da parte degli insegnanti promotori del progetto.
La pubblicazione che ne è derivata è stata fortemente voluta dalla dirigente prof.ssa Sabrina Fondato e dal prof. Nazzareno Cioni, docente di lettere nella casa circondariale, che hanno creduto nel valore educativo e di integrazione del progetto stesso, che mira a far riflettere gli autori delle storie sui loro percorsi di vita personali.
Per la parte grafica la prof.ssa Isabella Crucianelli ha generosamente messo a disposizione le immagini delle proprie opere che meglio potevano essere associate al significato profondo dei racconti. L'attuale fase di disseminazione si pone l'obiettivo di accrescere la conoscenza della comunità scolastica intorno alle circostanze di vita che possono favorire episodi di devianza e di rimuovere qualche pregiudizio nei confronti dell'alterità, del diverso, che possono manifestarsi in tante forme nella società di oggi.
ilcittadinoonline.it, 13 giugno 2019
"Premio speciale della giuria" per tre studenti della sede carceraria di Ranza dell'Istituto enogastronomico di Colle Val d'Elsa - indirizzo dell'Istituto d'Istruzione superiore statale "Bettino Ricasoli" di Siena - al concorso di scrittura creativa in lingua francese "Ça twitte! 140 manières de le dire" organizzato nei giorni scorsi dall'Università per Stranieri di Siena. Gli studenti detenuti sono stati premiati per tre testi brevi dedicati ai migranti e all'esperienza del carcere e hanno ricevuto i libri messi a disposizione per tutti i vincitori del concorso dalla Librairie française di Firenze, sostenitrice dell'iniziativa.
I premi e l'attestato di partecipazione degli studenti di Ranza sono stati ricevuti dal dirigente scolastico dell'Istituto "Bettino Ricasoli", Tiziano Neri, e dalla referente dell'Istituto per la sede carceraria di Ranza, Gilda Penna, che hanno sottolineato l'impegno e la crescente partecipazione degli studenti detenuti verso iniziative di crescita personale e di confronto con il mondo esterno attraverso la scuola e la didattica messa a disposizione dall'Istituto "Bettino Ricasoli".
Il concorso "Ça twitte! 140 manières de le dire" era aperto a tutti i residenti e gli iscritti in istituti della regione Toscana e ha diviso i partecipanti in quattro categorie - due dedicate alla "Prosa" e due alla "Poesia" - aperte a studenti e studentesse delle scuole secondarie di secondo grado e a studenti e studentesse universitari e adulti, chiamandoli a scrivere testi poetici oppure in prosa a tema libero pari alla lunghezza di un tweet, 140 caratteri.
andriaviva.it, 13 giugno 2019
Incontro con don Riccardo Agresti e il prof. avv. Giuseppe Losappio ed i tutors, avv. Lucio de Benedictis ed il prof. avv. Tiberio Di Bari. Nella mattinata di martedì 11 giugno 2019, i ragazzi del liceo "Carlo Troya" di Andria, coordinati dal tutor esperto avv. Lucio de Benedictis e dal prof. avv. Tiberio Di Bari, quasi a conclusione del Pon - Alternanza scuola lavoro, sono stati ospiti presso la Masseria San Vittore che porta avanti il progetto diocesano "Senza Sbarre".
Gli studenti hanno visto la partecipazione del Prof. Avv. Giuseppe Losappio: magistrale ed applauditissima la sua lezione sulla pena e sulla sua funzione rieducativa, mentre la convincente oratoria di don Riccardo Agresti, accompagnata dalla voce di uno dei suoi ospiti, lascia sempre un groppo in gola.
"San Vittore è una splendida location per un qualcosa che non ha uguali: è un luogo ameno - scrive sui social l'avv. Lucio De Benedictis in merito al progetto- dove si svolge un lungimirante progetto di inclusione di detenuti fonte di speranza per chi, riconoscendo i suoi errori, sta cercando di redimersi e di rendersi utile sia per la società che per se stesso.
Lo Stato qui collabora con la Diocesi (qui rappresentata dal tenace don Riccardo Agresti e da don Vincenzo Giannelli) nel ricostruire l'uomo distrutto dalla dura esperienza carceraria, non con parole, ma facendolo lavorare (i detenuti coltivano terra, producono pasta, ecc.). Alcuni di loro la sera tornano in carcere sapendo però che la mattina dopo non vedranno i tre metri quadrati di una triste cella, ma campi coltivati ed andranno a lavorare, si sentiranno utili".
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